REGGIO EMILIA – Nel quarto trimestre dello scorso anno, analizzato da un’indagine di Unindustria Reggio Emilia, si è evidenziata una flessione significativa dei livelli produttivi.
I segnali di rallentamento, già emersi nel periodo luglio-settembre, sono confermati anche in chiusura di anno decretandone così 12 mesi in negativo dopo un biennio di espansione costante. Una situazione, quella reggiana, coerente con quella nazionale rilevata dall’Istat.
Gli ordini sono in flessione per oltre il 45% delle imprese, per quasi il 35% sono in aumento e per quasi il 20% sono stazionari. Anche gli ordinativi esteri sono in linea: il 42,5% ha dichiarato un calo, il 30% un aumento e il 27,5% stabilità. L’occupazione non risente ancora della situazione di stagnazione. Guardando all’inizio del 2020, a gennaio la produzione registra una contrazione del -2,3% mentre le previsioni sull’export sono improntate a una sostanziale stabilità.
“Il commercio mondiale chiude il 2019 in negativo per la prima volta dopo 10 anni – il commento di Mauro Macchiaverna, vicepresidente di Unindustria Reggio – La crisi dell’industria in Germania, Paese tradizionalmente legato a Reggio Emilia per un’importante quota export, sommata alla debolezza degli investimenti e al difficile e incerto scenario internazionale, destano molta preoccupazione”.
Macchiaverna ha quindi aggiunto: “I dati rilevati a inizio gennaio non tengono ancora conto dell’effetto dirompente che il Coronavirus avrà sull’economia globale a causa della riduzione dei rapporti economici con la Cina che mette gravemente a rischio la ripartenza dell’economia italiana nel 2020. È importante che il governo adotti tutti gli strumenti di politica industriale necessari a rilanciare la crescita. Purtroppo, però, finora questi temi non sono stati messi al centro dell’agenda politica e manca una visione di medio periodo sulle priorità. L’industria, motore del Paese, ha bisogno di misure che stimolino la crescita dell’economia e del lavoro. Servono un sostegno strutturale alla trasformazione digitale e alla ricerca e sviluppo e un taglio concreto e deciso al cuneo fiscale per stimolare la domanda interna”.
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