SANT’ILARIO D’ENZA (Reggio Emilia) – Licenziato da un’azienda di Sant’Ilario perché si era diffusa la voce che fosse stato colpito da Covid19 senza dichiararlo. Il caso è denunciato dal sindacato chimici della Cgil. La direzione aziendale replica incolpandolo di aver fatto salire la paura all’interno dello stabilimento.
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Tensione alla Bibo Italia di Sant’Ilario, azienda che produce bicchieri in plastica per la distribuzione automatica e vasetti per yogurt. Un dipendente, secondo quanto denuncia il sindacato chimici della Cgil, è stato licenziato perché si era sparsa la voce che si fosse ammalato di Covid19 e non lo avesse comunicato. Per questo era stato sospeso. Il lavoratore si era premurato subito di chiarire che i pettegolezzi sulla sua presunta malattia da coronavirus non erano veri, presentando un certificato medico che attestava il suo stato di salute.
Nonostante il chiarimento è arrivata una lettera di licenziamento, con la incredibile motivazione di “procurato allarme”. Insomma una storia dal sapore di caccia all’untore che ha fatto perdere il posto a una persona con moglie e due figli a carico, il cui lavoro è l’unica fonte di reddito per la famiglia e che in più è invalido civile assunto col collocamento mirato.
La vicenda risale al 4 maggio scorso. Il sindacato Cgil informa di aver chiesto alla direzione del personale, che ha sede a Settimo Torinese, di ritirare il licenziamento trovandosi di fronte a un muro di intransigenza in tutto questo tempo. Bibo fa parte di un gruppo con tre stabilimenti in Italia, ceduto nel 2013 dalla multinazionale finlandese Huhtamaki e rilevato dalla Diesse di Palermo. Per venerdì 22 maggio è stato indetto a Sant’Ilario un primo sciopero di protesta di un’ora e mezzo.
La direzione aziendale, con un comunicato del suo ufficio legale, ribadisce che non tornerà sui suoi passi. Afferma che il lavoratore, durante la sua ultima malattia lavorativa, che risale al 23 marzo scorso, ha confidato al capoturno di aver avuto una sintomatologia riconducibile al Covid19 e di essere andato al pronto soccorso per sottoporsi al tampone. Poi sarebbe rientrato al lavoro senza dire nulla a nessuno. Ha consegnato il referto in cui si attesta che non è mai stato contagiato, ma ha fatto salire la tensione e la paura all’interno dello stabilimento. Da qui la decisione del licenziamento.
Gian Piero Del Monte
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