SCANDIANO (Reggio Emilia) – Tappa a Scandiano per il leader dei Cinque Stelle Di Maio, in campo per sostenere la candidatura di Simone Benini. Insieme al ministro degli Esteri, in piazza Primo Maggio anche i candidati reggiani e i parlamentari pentastellati del territorio. “Se ne sentono tante. Io credo che il dibattito interno al movimento non debba oscurare le cose che facciamo”. Con queste parole Di Maio ha esordito rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle indiscrezioni riguardo un suo possibile passo indietro dal ruolo di capo politico del Movimento.
“Io oggi sono qui per sostenere il nostro candidato alla presidenza della Regione – ha proseguito il ministro -, ci vuole tanta umiltà, non sarà semplice. Per noi i consiglieri regionali e i consiglieri comunali, sono preziosissimi per i nostri temi, per portare avanti le nostre battaglie. Molti dicono che noi non abbiamo un’idea di Paese. Eppure la nostra idea ha sempre ruotato attorno ai beni comuni. Al concetto che esiste il mercato, che è legittimo e porta avanti le sue logiche, ma poi ci sono beni necessari alla sopravvivenza dell’individuo nei quali non possono entrare le logiche del profitto, l’ambiente, l’acqua, la tutela del territorio e anche la connettività. L’Emilia-Romagna ha tanto da fare sulla tutela della salute dell’individuo, sulla tutela del suo benessere. Purtroppo è un’area troppo inquinata, ci sono state troppe leggi che hanno causato una cementificazione del territorio. Noi siamo qui per invertire questa tendenza.”
“Votare per noi in questa regione significa avere un’alternativa – ha argomentato incalzato da una domanda sull’opportunità di presentarsi a queste elezioni regionali -; io non ci sto a questa teoria per cui esistono solo due poli. Questo perché negli anni in cui c’erano solo due poli dicevano di essere di destra e di sinistra ma poi alla fine le leggi che aspettavamo da 30 anni non le ha fatte né la destra né la sinistra. Adesso le stiamo facendo, in ritardo, noi’. Quindi, ha proseguito Di Maio, ‘si dovevano fare 30 anni fa e le stiamo facendo negli ultimi 18 mesi. Garantire e votare per un’alternativa è un sacrosanto diritto dell’Italia – ha concluso – che per anni è stata definita un Paese bipolarista, un Paese con due poli ma poi sulle cose importanti ce n’era solo uno ed era quello che pensava agli affari loro e non alle questioni vostre”
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