REGGIO EMILIA – Cinque domande per 5 candidati. Libera ha chiamato i candidati sindaco a confrontarsi sui temi dell’infiltrazione mafiosa e della cultura della legalità sulla base di 5 domande, che andavano dal riutilizzo dei beni confiscati alla formazione specifica di dirigenti e dipendenti comunali. La domanda su cui le posizioni si sono più divaricate è stata forse quella sulla riforma della giustizia del ministro Nordio. Fabrizio Aguzzoli di Coalizione Civica e Paola Soragni di Movimento per Reggio Emilia l’hanno bocciata su tutta la linea.
“Rinunciare a uno strumento così potente come le intercettazioni sarebbe un grave errore”, ha detto Aguzzoli. “Se un amministratore locale viene condannato in primo grado, per correttezza e dignità dell’istituzione il patto è che decada dalla carica”, il pensiero di Soragni.
Il candidato del centrodestra Giovanni Tarquini ha invece difeso l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, la limitazione delle intercettazioni e la cancellazione dell’obbligo di decadenza degli amministratori locali in caso di condanna non definitiva: “La posizione nostra è quella che porta avanti le regole di garanzia: presunzione di innocenza e l’onere della prova, che sono due pilastri della legalità”.
A Tarquini ha replicato Gianni Tasselli, candidato di Rifondazione Comunista: “Avete un problema con l’abuso d’ufficio? Lo avete perché avete un problema con le persone che mettete in politica”.
Anche Marco Massari, candidato per il centrosinistra, si è detto contrario all’abolizione dell’abuso di ufficio e ha fatto una distinzione: “C’è un livello politico e uno giudiziario. Un amministratore in certe situazioni deve avere la sensibilità di dimettersi in attesa di giudizio”.
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