REGGIO EMILIA – Il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, ha parlato stamattina a una platea di studenti in un incontro organizzato da prefettura e Unimore: al centro l’importanza dell’educazione nella lotta alle mafie. “La mala erba bisogna estirparla dalle radici e le radici sono culturali e sociali. Abbiamo solo cittadini a intermittenza e invece abbiamo bisogno di cittadini che si impegnino di più”.
“La lotta alle mafie deve diventare un ‘lotta di popolo’ e non più solo un problema delle forze di polizia e dalla magistratura. In questo percorso è fondamentale partire dall’educazione nelle scuole e nelle università – le parole del fondatore e presidente di Libera – Oggi la criminalità sta diventando da organizzata a normalizzata e questo costituisce un rischio enorme”. L’associazione è stata anche la prima a promuovere, nel 1996, una legge per il riutilizzo a scopi sociali del beni sottratti alla criminalità organizzata. “Si possono fare cose importanti ed è un messaggio forte per la società civile”.
Alla tavola rotonda, a palazzo Baroni nella sede di Unimore, ha partecipato anche la senatrice de Pd Enza Rando, già vicepresidente di Libera, e il procuratore capo di Reggio Getano Calogero Paci, che agli studenti ha raccontato dei rapporti della mafia con alcuni esponenti delle istituzioni e di come, ancora oggi, si debba combattere contro chi nega il lavoro della magistratura. “Una professoressa dell’università di Palermo – ha detto il procuratore – ha definito recentemente il maxi processo di Falcone e Borsellino ‘un obbrobrio’. La lotta alla mafia non è solo un affare di polizia e magistratura, tutta la società deve fare la sua parte”.
Il prefetto di Reggio Iolanda Rolli, nel definire Reggio Emilia “un modello”, ha diffuso gli ultimi dati sulle interdittive emesse dalla prefettura: 106 nel 2022, ma soltanto 26 le aziende che hanno fatto ricorso al Tar e già 16 quelle firmate nel 2023.
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