REGGIO EMILIA – No ai tagli della UE sulla promozione di vino e carne, prosciutti e birra che affossano la dieta mediterranea e le produzioni Made in Italy. Albertino Zinanni, direttore della Coldiretti reggiana, si unisce con forza all’appello del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, al commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni, al commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, al ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli, agli europarlamentari italiani e ai leader dei principali partiti politici in occasione della presentazione dei bandi 2022 che invitano a prediligere progetti che incoraggiano a passare a diete vegetali, riducendo i consumi di carne e bevande alcoliche.
Un precedente pericoloso in vista della presentazione della proposta legislativa sulla politica di promozione che dovrebbe essere adottata dalla Commissione europea. «Il giusto e doveroso impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini – commenta Albertino Zinanni – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».
«I limiti posti all’attività di promozione rischiano di colpire prodotti come il prosciutto e i salumi, i Lambruschi e anche il Parmigiano Reggiano. Colpendo i prodotti tipici con un impatto devastante sulla biodiversità del nostro territorio e soprattutto sulle aziende impegnate a tutelarla».
L’Italia – ricordano Coldiretti e Filiera – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.
L’equilibrio nutrizionale – precisano Coldiretti e Filiera Italia – va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, che si fonda anche sul consumo equilibrato di tuti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti.
La continua demonizzazione di vino, carne, salumi e prosciutti, con milioni di lavoratori europei in questi settori – spiegano Coldiretti e Filiera Italia – coincide peraltro in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale e non lo possiamo accettare.
«Quando si affronta una tematica così ampia e dalle diverse implicazioni riguardo alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari – denuncia Zinanni – si dovrebbe adottare un approccio orientato a sostenere gli agricoltori che investono in metodi e pratiche agricole in grado di rispondere sempre di più alle crescenti aspettative della società su ambiente, ecosistemi, biodiversità e alimentazione».
Per questo è necessario “rifocalizzare” la politica di promozione sulle pratiche agricole e sul consumatore stesso concentrando sempre di più gli sforzi verso una comunicazione nutrizionale corretta ed equilibrata respingendo gli atteggiamenti discriminatori verso i prodotti a base di carne e le eccellenze dei settori vitivinicolo e della birra, peraltro inclusi nella dieta mediterranea.
È necessario – commentano Coldiretti e Filiera Italia – valorizzare gli elementi di distintività in materia di benessere degli animali e sostenibilità della filiera zootecnica europea rispetto a quelle di Paesi extra Ue perché se si dovesse procedere sul terreno delle penalizzazioni sarebbero proprio le aziende fuori dai confini dell’Unione a trarre un ingiustificabile vantaggio competitivo sulle imprese italiane ed europee.
I salumi italiani – precisano Coldiretti e Filiera Italia – rappresentano un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi ma che è stato fortemente ridimensionato nel 2020 per effetto della chiusura della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante soprattutto per gli affettati di grande qualità. Senza dimenticare – concludono Coldiretti e Filiera Italia – il volano economico generato dal vino italiano che vale oltre 11 miliardi di fatturato e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.