REGGIO EMILIA – Il telecronista racconta. Non anticipa, non insegue: accompagna. Deve sapere tutto senza dire tutto, trovando l’equilibrio. Ascolta la musica del pallone e si muove come su una partitura. Solitamente è una voce, non un volto. E a quella voce, così come alle partite di calcio, leghiamo spesso i nostri ricordi. Col tempo il ritmo è aumentato, le diverse personalità sono emerse, attraverso un filo che è passato dall’austerità morbida di Bruno Pizzul, idolo di tutti, allo stile completamente personale di Sandro Piccinini, maestro di molti. Sicuramente maestro del nostro collega di Trc Modena Alessandro Iori, che la prima partita di Champions l’ha raccontata nel 2006, che ha firmato sei match dei mondiali di Russia 2018, ma che, reggiano di Rubiera, l’inizio lo ha vissuto in casa, nel ’98. E l’anno dopo, il 13 giugno, si è trovato a pronunciare la frase che ha fatto calare il sipario per 21 anni sulla Reggiana in serie B. “Mi ricordo solo l’ultimo gol di Cevoli con la difesa della Lucchese ferma, perché già retrocessa – racconta – Un risultato inutile, perché non c’era più niente da fare”.
Alessandro ha realizzato il sogno di bimbo che recitava a voce alta le partite di subbuteo. Collabora con Dazn proprio raccontando la serie B e potrebbe quindi ritrovarsi, dopo quei famigerati 21 anni, a commentare di nuovo le gesta della Reggiana.
Se facessi tu la prima telecronaca cosa diresti? “Che Reggio Emilia torna dove merita di stare, almeno in serie B”. La differenza principale tra la C e la B? “Non sono tante, in questi anni si sono molto avvicinate: credo che ripartire da una buona intelaiatura e da un mister su cui c’è piena fiducia possa essere una base incoraggiante”.
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