REGGIO EMILIA – Trenta anni fa, il 14 febbraio 1992, moriva Luigi Ghirri, considerato uno dei venti fotografi più significativi del secolo scorso. Le sue immagini sono circolate in tutto il mondo e ora sono conservate in un fondo alla biblioteca Panizzi.
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Luigi Ghirri è noto soprattutto per le sue fotografie di paesaggio e architettura, dai colori delicati, emotivamente coinvolgenti. Ma si è cimentato anche, nella prima fase della sua attività, con geometrie e simbolismi dell’arte contemporanea. Nato nel 1943 a Fellegara di Scandiano, a tre anni si è trasferito con la famiglia a Sassuolo e poi a Modena. Ha cominciato a lavorare come geometra, ma alcuni viaggi in Italia e in Europa gli hanno fatto scoprire la passione per la fotografia, sfociata in una prima mostra nel 1972 a Modena. Ha aperto uno studio di grafica con Paola Borgonzoni, che è poi diventata sua moglie. Da allora venti anni di successi come fotografo, con mostre a Milano, al prestigioso festival di fotografia di Arles in Francia, a New York, alla Biennale di Venezia, ad Amsterdam su invito della Polaroid, in varie capitali d’Europa, in Giappone, in Canada, in Sudamerica. Nel 1982 a Colonia è stato classificato fra i venti fotografi più importanti del secolo. Inserito in circoli di artisti e di letterati, di musicisti come Lucio Dalla, è stato anche editore di volumi di fotografia, organizzatore di mostre, relatore in seminari universitari.
Nel 1990 si è trasferito a Reggio, dove ha comprato una casa colonica a Roncocesi. E lì, nel pieno della sua attività, a soli 49 anni, è stato stroncato da un malore la notte del 14 febbraio 1992. La biblioteca Panizzi custodisce i negativi dei suoi lavori. Nel 2013 il Museo nazionale Maxxi di Roma ha celebrato con un’antologica il suo talento di maestro dell’arte fotografica, in collaborazione con il Comune di Reggio e le istituzioni culturali cittadine.
Gian Piero Del Monte
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