REGGIO EMILIA – “Nell’esposizione porteremo moltissimi di questi oggetti oggi conservati nell’archivio storico dell’ex Ospedale Psichiatrico che qui a Lugano racconteranno il lavoro che i bambini all’interno della colonia scuola svolsero insieme ai loro insegnanti in quegli anni” dice Massimiliano Vitali, ricercatore presso il Museo delle Culture di Lugano.
Gli anni sono quelli che vanno dal 1932 al 1952: sotto la direzione di Maria Bertolani Del Rio, tra le prime donne neuropsichiatre ad avere incarichi così importanti in Italia, i bambini della colonia scuola Antonio Marro, dell’allora ospedale psichiatrico San Lazzaro, realizzarono ceramiche, ricami, intarsi, lavorazioni su cuoio ispirati ai motivi decorativi del romanico reggiano, dal quale è originata l’Ars Canusina. “Sono anni in cui ancora non esisteva quella che noi oggi conosciamo come arte-terapia – dice ancora Massimiliano Vitali -. I bambini che erano ricoverati al San Lazzaro erano bambini considerati anormali, deboli di mente, che oggi sarebbero tranquillamente inseriti a scuola in una classe normale con l’insegnante di sostegno ma che allora erano separati dai loro coetanei. In quegli anni, il lavoro che Maria Bertolani Delrio promosse nei laboratori di questa colonia fu assolutamente innovativo, perchè non esistevano molto esperienze che avvicinavano i bambini all’arte con una finalità terapeutica”.
La mostra al Museo delle Culture di Lugano sarà allestita dal 27 marzo al 29 giugno, con la collaborazione tra gli altri dell’Ausl e del Museo Diocesano di Reggio. Mancano però le testimonianze dirette: da qui l’invito a contattare il museo chiamando o scrivendo a massimiliano.vitali@musec.ch. “Sappiamo che la nostra chiamata difficilmente troverà risposta, perchè quei bambini oggi sono molto anziani, ma la nostra speranza c’è ancora che qualcuno possa alzare la mano per farci sapere che ha partecipato a questi laboratori e raccontarci che cosa ha significato incontrare l’Ars Canusina” conclude il ricercatore.
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