REGGIO EMILIA – Lucia Mangone, lei è responsabile dal 2001 del Registro Tumori dell’Ausl Irccs di Reggio e vice-responsabile del Registro Mesoteliomi della Regione Emilia – Romagna. Poco più di un mese fa è stata inserita nella “Top Italian Women Scientists” (TIWS). Capiamo che è un importante riconoscimento, ci spieghi meglio di cosa si tratta?
La TWIS è un’associazione che premia le donne che fanno ricerca: parliamo di articoli che vengono pubblicati su riviste peer-review, ovvero sottoposti ad una revisione tra pari. Più si pubblica e si viene citate, più aumenta il valore del ricercatore e della struttura cui appartiene. TWIS premia e riconosce il merito delle scienziate che hanno un H-index (un algoritmo che assegna un valore alle pubblicazioni) uguale o superiore a 50.
Molto di ciò che siamo da donne adulte dipende dalle opportunità che incontriamo nella nostra infanzia e adolescenza. Come applicherebbe a lei stessa questa affermazione?
La mia infanzia è stata molto serena, trascorsa in un paesino della Lucania. A 15 anni, la grande svolta: sono entrata in un collettivo femminista ed ho iniziato una intensa attività di sensibilizzazione che mi ha accompagnato per tutta la vita. Essere femminista in un paese del Sud alla fine degli anni ‘70 significava sensibilizzare le donne sui temi dell’aborto, della sessualità e prendere coscienza di sé e del proprio corpo. Andavamo di casa in casa a distribuire volantini che spiegavano la nascita, in paese, del primo consultorio familiare: era possibile accedere gratuitamente e parlare di sessualità, di contraccezione e temi mai affrontati in famiglia. Il lavoro sul campo è stato supportato da letture formative: avevo comprato “Noi e il nostro corpo”, un libro di assoluto valore, che aiutava le ragazze come me ad acquisire consapevolezza del proprio corpo. E poi le letture di Elena Gianini Belotti, di Lidia Ravera e poi Oriana Fallaci, Dacia Maraini…donne che hanno profondamente segnato la mia adolescenza e mi hanno preparato alla mia nuova vita in Emilia dove mi sono trasferita a 19 anni.
Guardando alla sua esperienza professionale le ragazze che intendono intraprendere una carriera nel campo della ricerca medico scientifica potrebbero sentirsi confortate. Ma si tratta di una condizione generalizzata o esiste ancora il cosiddetto soffitto di cristallo, ossia difficoltà di accesso ai vertici? Ovviamente non mi riferisco solo alla realtà locale.
Difficoltà di accesso ai vertici? Non direi. Bisogna solo puntare i piedi ed essere fortemente motivate e determinate. Ritengo essenziale specializzarsi in un settore particolare, avere una forte motivazione e perseguirla con tenacia. Non bisogna farsi condizionare dagli stereotipi: la qualità, penso che ripaghi sempre, anche se qualche volta bisogna sgomitare un po’ di più. E attenzione: le ragazze non devono temere di essere giudicate perché pensano alla carriera. Why not?
Svolge una intensa attività professionale di ricerca indirizzata alla valutazione epidemiologica dei tumori e alla loro prevenzione. C’è attenzione all’analisi dei dati disaggregati per genere, in coerenza con gli indirizzi della medicina di genere?
Purtroppo non esiste in Italia una medicina di genere, in campo oncologico. Quando parliamo di tumori di solito diciamo che i tumori aumentano o diminuiscono, spieghiamo sopravvivenze e prevalenze, ma mai in un’ottica di genere. Bisogna però fare una distinzione: un conto è dire tumori femminili (mammella, utero e ovaio); un altro conto è dire i tumori nelle donne. Faccio un esempio: durante la pandemia, a Reggio Emilia, il tumore del polmone è calato negli uomini mentre è continuato ad aumentare nelle donne. Il tumore del colon-retto è calato negli uomini, meno nelle donne. Anche le sopravvivenze per una stessa sede tumorale presentano valori diversi in uomini e donne e così la prevalenza.
Che fare? Due anni fa abbiamo pubblicato un lavoro sui tumori nelle donne in Italia: (Mangone L, Cancer Trends in women in Italy. Italian Journal of Gender-Specific Medicine, 2021) ma non basta! Anche la prevenzione dei tumori dovrebbe essere distinta per uomini e donne. Ad esempio: per il tumore del polmone occorre fare campagna di sensibilizzazione per le giovani ragazze dicendo non che tra 40 anni potrebbero sviluppare un tumore, ma parlare del “qui e ora”: il fumo provoca invecchiamento della pelle, favorisce la cellulite, rende i denti gialli ecc. e mandare messaggi in modo accattivante.
Parliamo di TIWS, il club delle migliori scienziate italiane, promosso da Fondazione Onda, di cui ora è parte. Pensa che il suo obiettivo primario, quello di promuovere la ricerca condotta dalle donne e avvicinare le giovani a questo mondo, sia solo finalizzato alla pure importantissima eguaglianza sostanziale tra donne e uomini o ci sono anche altre possibili ricadute positive?
Assolutamente no. TIWS é un Club che raccoglie le migliori scienziate italiane in campo biomedico costituito nel maggio 2016 e presieduto da Adriana Albini. Importante è sensibilizzare cittadini, pazienti, opinione pubblica e istituzioni sull’importanza della ricerca e della sua applicazione nella pratica clinica. Lo scorso anno ho partecipato all’evento e io stessa parlavo di prevenzione non solo dei tumori, ma anche di diabete e malattie cardiovascolari.
Si sente un poco debitrice rispetto alle donne, dalle suffragiste alle femministe, che hanno fatto la storia dei diritti nel nostro Paese per i suoi successi professionali?
Sono debitrice a molte donne: Virginia Woolf, Simone De Beauvior, Tina Lagostena Bassi (che con il processo per stupro del 1978 mi ha scosso profondamente) e poi gli spettacoli di Franca Rame, gli interventi di Rossanda e Castellina e non ultimo, per me che amo l’arte, le opere di pittrici come Artemisia Gentileschi e Frida Kahlo.
Senza dimenticare donne reali: le mie zie, la mia insegnate delle elementari, la mia professoressa delle medie e poi del liceo: donne forti, intelligenti, anticonvenzionali, avanguardiste, che mi hanno insegnato a studiare, a lavorare e guardare avanti a testa alta.
Natalia Maramotti
Chi è Lucia Mangone
Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna, la dottoressa Mangone si è specializzata in Oncologia Medica all’Università di Modena nel 1993. Dal 2000 al 2010 ha lavorato all’Azienda Usl di Reggio Emilia, implementando il locale Registro Tumori di popolazione. Nel periodo 2010-2013 è stata Direttrice della Struttura complessa di Statistica, Qualità e Studi Clinici dell’IRCCS di Reggio Emilia (Direttore Scientifico Giovanni Apolone). Dal 2011 al 2017 è stata Responsabile della Linea di Ricerca N. 3 dell’IRCCS di Reggio Emilia (Percorsi assistenziali in Oncologia) e componente del CTS (Comitato Tecnico Scientifico). Attualmente dirige la Struttura Semplice del Registro Tumori di Reggio Emilia ed è vice responsabile del Registro Mesoteliomi della regione Emilia-Romagna.
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