BOLOGNA – Chi, nella danza processuale tra accusa e difesa, era soddisfatto, oggi è sconcertato e viceversa. Come un piccolo terremoto, la Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha stravolto per metà la sentenza di primo grado in termini di pene ma soprattutto ha ribaltato il concetto di fondo: l’uccisione di Saman avvenuta quattro anni fa fu un delitto di famiglia e fu un delitto organizzato. Riconoscendo la corte d’Appello l’aggravante della premeditazione e dei motivi abbietti, le condanne sono arrivate di conseguenza.
Il dispositivo della sentenza è stato letto da Domenico Stigliano, presidente della Corte d’Assise d’Appello. Shabbar Abbas e Nazia Shaheen sono stati ritenuti responsabili anche del delitto loro ascritto di soppressione di cadavere. Sono state ritenute consistenti le contestate aggravanti della premeditazione e dei motivi abbietti. E’ così confermata nei loro confronti la pena dell’ergastolo.
Omicidio e soppressione di cadavere sono i delitti di cui si sono macchiati i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq condannati alla pena dell’ergastolo. Ritenute le aggravanti della premeditazione e dei motivi abbietti e futili equivalenti alle già concesse attenuanti generiche, la corte ha rideterminato la pena inflitta nei confronti di Hasnain Danish in 22 anni di reclusione.
Non una parola, un gesto da parte degli imputati, condotti via in fretta e in silenzio tra flash e telecamere, visto che il presidente della Corte aveva acconsentito alla ripresa della lettura del dispositivo.
“Credo che sia una sentenza che seguendo un percorso logico ristabilisce la verità dei fatti e restituisce dignità a Saman, cosa che finora non era avvenuta”, ha affermato Circo Cascone, avvocato generale dello Stato.
Se non cambia nulla per i genitori della 18enne (ergastolo era ed ergastolo rimane), cambia tutto per i due cugini della ragazza, assolti a dicembre 2023 a Reggio e a Bologna condannati al carcere a vita. Passa da 14 a 22 anni la condanna per lo zio, per il quale le attenuanti generiche contro cui la procura non ha ricorso hanno bilanciato le aggravanti. Danish Hasnain, con le sue rivelazioni, nel novembre 2022 aveva fatto ritrovare il corpo della nipote. La Corte di secondo grado non ha deliberato su nuove prove e quindi evidentemente ha interpretato e considerato in maniera diversa risultanze e testimonianze, a cominciare da quella resa dal fratello minore di Saman, ritenuto non attendibile in primo grado per le troppe contraddizioni, che ha indicato tutti e cinque i parenti come responsabili dell’omicidio e che ha parlato di una riunione nella quale si era organizzata l’uccisione. In che modo questa nuova lettura sia stata fatta, saranno le motivazioni a dirlo.
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