REGGIO EMILIA – C’è fermento nella comunità scientifica internazionale, impegnata nella ricerca contro il Covid-19. Sono emersi i primi dati sul farmaco contro l’artrite, il Tocilizumab, che sembrerebbe non efficace nei pazienti più seri. Notizie confortanti arrivano invece dai cortisonici, utilizzati anche nelle strutture reggiane.
“Il cortisone lo abbiamo usato in maniera molto estensiva sui nostri malati – ha spiegato Marco Massari, direttore del reparto di Malattie infettive del Santa Maria – Anche per noi l’infiammazione era importante ma in tutta Italia, non solo a Reggio Emilia, questa è l’evidenza statistica di un qualcosa che anche noi avevamo già osservato e messo in atto”.
L’evidenza scientifica arriva dall’Inghilterra, dove per la prima volta è stato dimostrato che un farmaco, appartenente ai cortisonici, riduce la mortalità dei pazienti Covid, soprattutto in chi ha i danni maggiori. Funziona infatti nel 30-35% dei casi molto gravi, nel 25% dei casi di media gravità per essere praticamente inefficace in chi manifesta sintomi lievi. Informazioni importanti che si aggiungono alle tante ricerche attive.
E’ arrivato a conclusione il lavoro portato avanti da Reggio Emilia sul Tocilizumab: sono stati arruolati 126 pazienti, metà dei quali trattati con il farmaco utilizzato contro l’artrite reumatoide. “I dati dello studio – ha detto Massari – partito dalla nostra città e che ha coinvolto 23 ospedali, ha fatto vedere che nei pazienti con insufficienza respiratoria di media gravità, non intubati e non ventilati, il tocilizumab non ha dato vantaggio sulla mortalità, sul peggioramento e sul trasferimento in terapia intensiva”.
Immettere ossigeno nei polmoni dei pazienti, prevenire le complicanze, utilizzare i cortisonici. Queste le armi che al momento la medicina ha a disposizione contro il Covid-19: “Quello che a noi manca è l’antivirale, il farmaco che se dato all’inizio dell’infezione, riesce a bloccare l’evoluzione verso l’insufficienza respiratoria”, ha concluso il dottor Massari.
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