REGGIO EMILIA – A fine settembre i carabinieri avevano effettuato un blitz in un’azienda agricola nelle campagne di Novellara. Due uomini cinesi erano stati sorpresi a lavorare clandestinamente. La loro retribuzione era costituita dal solo vitto e alloggio, peraltro in condizioni di degrado.
Con l’accusa di sfruttamento di manodopera e occupazione di stranieri senza permesso di soggiorno i militari avevano denunciato il titolare, un 60enne reggiano, e il gestore dell’attività, un cinese 46enne residente nella Bassa. A luglio, a finire nei guai era stato un imprenditore agricolo di Castelnovo Sotto: nella sua azienda il 25% della manodopera era in nero.
Per contrastare questo tipo di fenomeni, sotto il coordinamento della Prefettura, è stata istituita la “Rete del lavoro agricolo di qualità”: si tratta di un organismo presieduto dal direttore dell’Inps e che coinvolge assessorato all’agricoltura della Regione, Ispettorato del lavoro, Agenzia delle entrate e Centro per l’impiego, oltre alle associazioni del settore agricolo. Verranno intensificati i controlli e verrà creata una “white list” delle imprese che dovranno garantire determinati standard di qualità, legalità e sicurezza sul lavoro.
“Serve grande attenzione da parte delle istituzioni di monitoraggio e di contrasto verso questi fenomeni, anche per tutelare la stragrande maggioranza delle imprese oneste”, il commento dell’assessore all’Agricoltura della Regione, Alessio Mammi. E’ la prima iniziativa di questo tipo promossa in Emilia Romagna.
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