MONTECCHIO EMILIA (Reggio Emilia) – All’ospedale di Montecchio è stato rinviato il progetto per riportare la struttura al tipo di organizzazione esistente prima del Covid, quando erano presenti due aree separate per la chirugia e la medicina. “Colpa della mancanza di personale”, ha spiegato la Cgil in una nota nei giorni scorsi, mentre la Cisl questa mattina ha organizzato un presidio davanti al Franchini.
Soltanto per quanto riguarda gli infermieri, le strutture sanitarie reggiane avrebbero bisogno di quaranta nuovi ingressi. L’Ausl da una decina di giorni sta inviando telegrammi a coloro che sono in possesso dei requisiti. Nessuno finora ha però risposto.
“Non ne arrivano perché evidentemente dobbiamo agire su più fronti, a partire dalla valorizzazione del personale. Dobbiamo poi rendere più attrattivi i nostri territori”, afferma Rosamaria Papaleo, segretaria della Cisl Emilia Centrale.
Almeno quattro infermieri servirebbero all’ospedale di Montecchio dove ieri avrebbe dovuto partire una riorganizzazione che ora è slittata proprio a causa della carenza di professionisti.
“Dal paziente zero a zero personale” è lo slogan pensato dalla Cisl per ricordare la chiusura subita dal Franchini cinque anni fa a causa del Covid, quando medici e staff furono spostati in prevalenza a Guastalla. “Siamo andati in giro per la provincia. Abbiamo compiuto il nostro dovere come doveva essere – racconta Arianna Acquas, infermiere e rappresentante sindacale -, ora chiediamo delle risorse di personale, che per noi sono necessarie per lavorare meglio. L’implementazione non riguarda solo gli infermieri, sorvono ostetriche, tecnici, come i radiologi, ed anche amministrativi”.
Il ritardo subìto dagli investimenti sui servizi del Franchini si deve anche a lavori di riqualificazione eseguiti in alcuni locali per problemi strutturali non prevedibili. Lo fa sapere l’Ausl, in una nota nella quale conferma i miglioramenti progettati per l’ospedale di Montecchio. A ottobre partirà la riorganizzazione dell’area chirurgica e di quella internistica. Il punto nascita “non è in discussione”, si legge, e nel 2026 aprirà l’Ospedale di Comunità per completare l’offerta territoriale.
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