REGGIO EMILIA – Il 30 gennaio ricorrono i 30 anni dalla morte di Loris Malaguzzi, l’ispiratore della filosofia educativa conosciuta nel mondo come Reggio Emilia Approach. Sebbene la città abbia sempre scelto di celebrare il compleanno (il 23 febbraio), piuttosto che la morte, di questo intellettuale al tempo stesso visionario e concreto, quest’ anniversario è l’occasione per una riflessione, scritta da Nando Rinaldi, direttore Istituzione Scuole e Nidi del Comune di Reggio nell’Emilia che possa riannodare i pensieri e fare proseguire il dialogo sui temi dell’educazione. Nel 2024 si celebrerà un altro trentennale, quello della nascita di Reggio Children, una delle sue creature, a cui Malaguzzi per pochi mesi, non riuscì però ad assistere.
Trent’anni fa il 30 gennaio del 1994, una domenica pomeriggio, ci lasciava improvvisamente all’età di 73 anni il prof. Loris Malaguzzi pedagogista, uomo di cultura, intellettuale concreto e militante che ha saputo dare voce con intelligenza e grande innovazione ai diritti delle bambine e dei bambini più piccoli costruendo insieme all’intera comunità reggiana un’esperienza conosciuta e apprezzata nel mondo, punto di riferimento di intere generazioni di insegnati, educatori, atelieristi e pedagogisti.
Un patrimonio straordinario, il Reggio Emilia Approach, frutto di una storia collettiva di cui fatichiamo a volte ad avere piena contezza, studiato e apprezzato in diverse latitudini perché ha saputo coniugare la dimensione teorica a quella pratica, un’idea di ricerca partecipata che si nutre nella quotidianità dei nidi e delle scuole dell’infanzia, che parte da una visione di bambino competente portatore di saperi e di risorse spesso inesplorate.
Una realtà nata nei primi anni Sessanta da un Ente pubblico, il Comune, in una città di medie dimensioni che usciva dal secondo conflitto mondiale fortemente segnata sul piano economico e sociale, che ha saputo ripartire nella fase di ricostruzione democratica grazie a un forte protagonismo politico mediato sapientemente dalle amministrazioni locali fulcro di grandi innovazioni.
Istanze politiche e istanze sociali capaci di promuovere e realizzare un sistema di welfare diffuso che ha rappresentato uno strumento strategico per abbattere barriere e per superare disparità e diseguaglianze strutturali offrendo concrete opportunità a larghi strati della popolazione, da quelli rurali alla nascente classe operaia, fino alla borghesia cittadina; il cosiddetto “modello emiliano”.
La stagione politica iniziata con la giunta di Renzo Bonazzi, ma figlia di quella difficile transizione guidata dal sindaco Cesare Campioli nel primo dopoguerra, ha incontrato protagonisti illuminati affiancandoli, sostenendoli, incoraggiandoli e costruendo una fitta rete di politiche pubbliche ancora oggi attiva; pensiamo alle Istituzioni culturali cittadine, alla pianificazione urbanistica attraverso i primi piani regolatori, alla nascita dei quartieri, alla deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici per citarne alcune.

Credo che per inquadrare correttamente la figura di Malaguzzi, così come di altri protagonisti e protagoniste di quella formidabile epopea iniziata a metà degli anni Sessanta, occorra avere ben presente questo contesto storico, non per ridurre la portata del suo operato, ma per evidenziarne ancora di più la capacità di fare rete, di coinvolgere la cittadinanza e i corpi intermedi, di agire concretamente nella costruzione di un’esperienza così diffusa e così centrale come le scuole e i nidi d’infanzia a gestione comunale, intorno ai quali si è costruito negli anni il sistema integrato zerosei oltre naturalmente a Reggio Children e alla Fondazione Reggio Children.
Una realtà che non si è accontentata di offrire un servizio quanto più universale possibile, se pur questo aspetto è ancora centrale nelle politiche per l’infanzia considerate le grandi disparità territoriali e il forte gap ancora presenta tra nord e sud del Paese, ma di costruire contesti in dialogo intorno al tema della cultura dell’infanzia, di sperimentare attraverso l’uso di plurimi linguaggi, a partire da quelli dell’arte, ambienti educativi di grande cura e di altrettanta originalità.
Nella permanente consapevolezza che questi temi dinnanzi alla complessità dei problemi di oggi, in primis il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, rischiano di essere relegati in seno al dibattito pubblico nazionale, nonostante i forti investimenti destinati dal NextGenerationEU, ad un ristretto confronto tra “addetti ai lavori”.
“Non so se abbiamo la consapevolezza di essere dentro a tempi di grande rischiosità politica e sociale. I destini dell’infanzia giocano momenti difficili. Ogni avamposto occupato dell’infanzia è chiamato oggi a tenere, a resistere, a consolidarsi contro ogni possibile erosione. L’infanzia è una cultura sempre a rischio” (L. Malaguzzi, 1990).
Malaguzzi ci ha insegnato, e lo dico prima di tutto come bambino che quei Nidi e quelle Scuole le ha frequentate, ad essere portatori di una nuova cultura “liberare speranze per una nuova cultura dell’umanità” che rappresenta una sfida ancora attuale ed emergente anche oggi in condizioni certamente mutate, ma non meno sfidanti, che richiedono coraggio e innovazione e che chiamano tutti noi e la comunità reggiana a proseguire nel suo impegno e nella sua grande opera.
Ricordarlo a 30 anni dalla sua scomparsa in un’ottica non unicamente celebrativa, penso, sia un buon modo per tributare il giusto valore alla sua figura e alla sua memoria, un’occasione per riannodare i pensieri e favorire un dialogo aperto sui temi della società e delle sue trasformazioni, dei cambiamenti che ha attraversato la comunità reggiana in questi ultimi anni e con lei i nidi e le scuole e più in generale il mondo dell’educazione.
Nando Rinaldi
Direttore
Istituzione Scuole e Nidi del Comune di Reggio nell’Emilia












