REGGIO EMILIA – Per dare una lettura della presa di posizione del consiglio dell’Ordine degli avvocati sul processo Aemilia, conviene innanzitutto partire dai precedenti.
Siamo certamente di fronte a qualcosa di inedito. Mai in passato l’Ordine aveva preteso di indicare alla magistratura su cosa indagare. Questa volta invece ci si spinge fino a dire su chi indagare: su “soggetti appartenenti alle istituzioni” che avrebbero avuto “rapporti con esponenti della criminalità organizzata”. In passato, quando le indagini sulla ‘ndrangheta non si facevano, l’Ordine degli avvocati non ha mai approvato delibere per sollecitare la magistratura a indagare. Adesso che le indagini si sono fatte e si fanno, invece, l’Ordine esce allo scoperto per dire che si è indagato solo su esponenti di centrodestra.
Il comunicato diffuso nei giorni scorsi non menziona fatti e circostanze precise. Su quali basi sono fondate allora le affermazioni dell’Ordine degli avvocati di Reggio? Sono fondate su quelle che il presidente Enrico Della Capanna chiama le “rivelazioni” di Pennisi: un’intervista pubblicata il 7 marzo scorso da Il Giornale a Roberto Pennisi, ex magistrato in pensione, che lavorò alla Dda di Bologna nel 2012-2013, nella fase iniziale dell’inchiesta Aemilia. Oggi, a 10 anni di distanza, Pennisi sostiene che gli fu impedito di “scavare” sui rapporti tra le cosche e il Pd.
La versione di Pennisi, tuttavia, è contraddetta dalle versioni di molti altri magistrati: di Marco Mescolini, naturalmente, ma anche di Roberto Alfonso, procuratore capo a Bologna dal 2009 al 2015 e coordinatore dell’indagine Aemilia, e dell’attuale procuratore Giuseppe Amato. La ricostruzione di Pennisi contrasta anche con i contenuti della relazione che la Dda di Bologna inviò al ministero della Giustizia nell’estate del 2020, dopo una interrogazione parlamentare del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Contrasta anche con quanto affermato da Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia dal 2013 al 2017. E Beatrice Ronchi, che ha svolto un ruolo chiave nelle indagini Aemilia e Grimilde e ha rappresentato l’accusa in aula? E’ un magistrato che ha insabbiato le indagini?
Inaugurando l’anno giudiziario, il primo presidente della Corte di Cassazione ha accostato per importanza il processo Aemilia alla cattura di Matteo Messina Denaro. Per l’Ordine degli avvocati di Reggio, invece, quel processo sarebbe viziato da “deviazioni e omissioni”. La nota dell’Ordine appare dunque soprattutto come un attacco alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, alle sue indagini e ai suoi magistrati. All’inizio di marzo il senatore Gasparri ha depositato una nuova interrogazione al ministro della Giustizia. E in queste ore, il parlamentare reggiano di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci ha presentato un’interpellanza urgente sullo stesso tema. Il grande assalto alla Dda di Bologna è cominciato.
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