NOVELLARA (Reggio Emilia) – La gelosia come sentimento scatenante. L’esercizio del controllo su, rispettivamente, la figlia, la nipote e la cugina come strumento per far valere questo “diritto di possesso”, la volontà di anteporre la salvaguardia dell’onore al diritto di autodeterminazione di una persona.
Motivi definiti “futili” dal gip Luca Ramponi, aggravante che si aggiunge a quella della premeditazione nei confronti dei cinque indagati per l’omicidio di Saman Abbas. La sua intera famiglia, in pratica: madre e padre, lo zio e due cugini. E tutte e cinque, per il giudice, devono essere destinatari di misure cautelari non meno lievi del carcere: “Hanno dimostrato di essere in grado di fuggire”, scrive il gip, visto che ad ora solo uno degli indagati, un cugino, è stato individuato e se ne attende l’estradizione dalla Francia; ed esiste concreto pericolo che Nomanulaq Nomanulaq e Ijaz Ikram, i cugini della 18enne, “commettano delitti della stessa specie per cui si procede o altri delitti che comportino l’uso delle armi, o la violenza, o in contesti di criminalità organizzata”, sono sempre le parole di Ramponi.
Dalle carte emerge quindi come molto significativo anche il ruolo giocato dai due, di 34 e 29 anni, domiciliati a Campagnola. Lo zio di Saman, secondo gli inquirenti, è stato colui che ha deciso che la ragazza andava eliminata, nonché colui che forse ha compiuto il delitto, ma i cugini sarebbero stati con lui in quel momento, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio, quando la ragazza, dopo l’ennesima e violenta lite a causa della famiglia che faceva muro contro i suoi progetti di vita, ha scritto un messaggio al fidanzato dicendogli delle sue preoccupazioni ed è uscita di casa. A quel punto i genitori avrebbero chiesto l’intervento dello zio. “Sotto l’egida e il coordinamento di Hasnain, lo zio – si legge sempre nell’ordinanza – i cugini si sono prontamente messi a disposizione”, si presume per uccidere Saman e per occultarne il cadavere.
Tutte le attenzioni e le premure adesso sono verso il fratello minore della ragazza: il 16enne è stato bloccato dai carabinieri a Imperia il 9 maggio. In quanto minorenne, non è stato fatto partire per la Francia, come invece sarebbe riuscito a fare lo zio che era con lui e che adesso è latitante. Da allora l’adolescente si trova in una comunità protetta.
Sta rischiando molto nel riferire le cose che sono ad oggi l’elemento fondamentale dell’impianto accusatorio: in due diversi momenti ha raccontato agli inquirenti della colpevolezza dello zio. Voleva abbracciare la sorella, ha detto, ma l’uomo non avrebbe rivelato a nessuno dove si trova il corpo di Saman.
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