REGGIO EMILIA – “Sono caduto a terra, lui mi ha messo le mani al collo e mi stringeva forte la gola ripetendo che dovevo morire”. E’ inquietante il racconto dell’infermiere poco meno che 40enne vittima di un’aggressione in piena notte all’interno del pronto soccorso del Santa Maria Nuova a opera di un 27enne italiano, residente in provincia, giunto al presidio di emergenza-urgenza dell’ospedale cittadino in condizioni di pesante ubriachezza.
L’operatore sanitario è stato afferrato per il collo mentre si trovava da solo in una stanza con il paziente per eseguire un prelievo di urine e solo l’intervento dei colleghi prima e della polizia poi ha evitato il peggio. “Sono riuscito inizialmente a divincolarmi, ma lui le mani dal collo non me le ha tolte”. L’uomo è stato denunciato per lesioni personali aggravate.
L’infermiere lavora per l’Ausl reggiana dal 2018, è originario del Sud, sposato e padre di un figlio di pochi mesi. Nel racconto non riesce a trattenere le lacrime: “In quel momento ho avuto molta paura, ho pensato alla mia famiglia e anche al fatto che se al mio posto ci fosse stata una collega più esile chissà cosa sarebbe successo, perché lui voleva uccidermi”. Chiediamo all’operatore con che spirito tornerà al lavoro nei prossimi giorni: “Con la paura che possa accadere nuovamente, è brutto”.
Il pronto soccorso è sorvegliato da un vigilante privato, ma come è possibile renderlo più sicuro? “Servirebbe il posto di polizia aperto 24 ore su 24”. Il 40enne si è rivolto al sindacato Cisl, di cui è iscritto, per farsi assistere dal punto di vista legale.
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