NOVELLARA (Reggio Emilia) – Ha raccontato che Saman aveva paura che il fratello minore, che la controllava per poi riferire ai genitori, registrasse le sue telefonate. Che aveva con la nipote un rapporto di vicinanza, che era d’accordo con lei e sosteneva l’amore tra la 18enne e Saqib, ma anche che “Saqib l’ha usata”, ha detto, perché la ragazza avrebbe fatto ritorno dalla comunità per il fidanzato.
Lo zio di Saman ha chiesto nuovamente di interloquire con la procura. E’ successo lo scorso 10 marzo in carcere. Danish ha quindi voluto parlare ancora col procuratore capo Calogero Paci e col pm Laura Galli. ‘Siamo arrivati a casa e ho visto Saman morta sdraiata con il collo strano, stretto. Ho cominciato a urlare forte, a maledire tutti, a piangere, e ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliato i due mi hanno sorretto e mi hanno dato dell’acqua. Ho visto che avevano i guanti in mano e ho sentito che dicevano che era stata la madre’. Con queste parole, nel colloquio durato sei ore, affiancato dall’avvocato Liborio Cataliotti e dall’interprete, Danish Hasnain ha descritto i momenti successivi alla morte di Saman Abbas. E’ la sera del 30 aprile 2021, sono passate le 22.30, Kam e Man, i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nmanulhaq, lo hanno svegliato dicendogli al telefono che “c’era stato un litigio e ci era scappato il morto”. Danish ha raccontato che i due cugini hanno preso il corpo senza vita della 18enne “uno dalla gambe e uno dalle braccia” e che hanno impiegato circa due ore, “ma non ho visto chi l’ha messa dentro”, ha aggiunto, sostenendo di essere stato poco cosciente in quel momento. Una buca, quella scavata nel casolare di strada Reatino, “troppo grande per un corpo solo”, ha aggiunto lo zio: ‘Io penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman ed ero d’accordo sulla sua relazione con Saqib. Poi non so perché non mi hanno ucciso’, ha concluso Danish.
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