NOVELLARA (Reggio Emilia) – Ricerche all’estero e ricerche nei campi di via Colombo a Novellara. Così si continua ad indagare sulla scomparsa di Saman Abbas. E dall’ordinanza emerge la figura di una donna ad ora sconosciuta che avrebbe provato a imporre al fratello minore della ragazza il silenzio sul presunto delitto.
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Per decidere le prossime mosse e di quali canali esteri usufruire, la procura di Reggio attenderà il 10 giugno. E’ la data indicata dal padre di Saman per il rientro suo e della moglie nel reggiano. “Torneremo e spiegheremo”, aveva detto. Ma aveva anche aggiunto che la figlia stava bene, che si trovava in Belgio, cosa che gli inquirenti, dopo accertamenti, escludono categoricamente, ritenendo la ragazza deceduta. Richiedere al Governo pakistano una rogatoria non è cosa né semplice né di breve iter: possono volerci mesi.
L’estradizione dalla Francia di Ikram Ijaz, 28enne cugino di Saman, l’unico ad ora dei cinque indagati rintracciato a Nimes, dovrebbe avvenire nel fine settimana, anche se si sta tentando un’accelerazione delle pratiche tramite contatti tra i carabinieri del nucleo investigativo di Reggio e il servizio centrale di polizia del Ministero dell’Interno. Si ritiene poi che lo zio e l’altro cugino, latitanti, possano trovarsi tra Francia, Spagna, Svizzera, Belgio e Inghilterra.
Anche nel reggiano si cerca, si cerca sempre Saman. Nelle sterminate serre di angurie di via Colombo a Novellara sono iniziati i carotaggi da parte di ingegneri, tecnici e carabinieri. I cani potranno fiutare più in profondità, l’elettromagnetometro potrà sondare il terreno fino a sei metri nel sottosuolo per rilevare eventuali presenze. Non è escluso che nelle prossime ore il procuratore reggente Isabella Chiesi e il sostituto Laura Galli facciano un sopralluogo.
Ci sono come due mondi: quello esterno, col traffico sulla provinciale, e quello dell’azienda agricola, della casa sotto sequestro. I Bartoli dicono che ormai sono pochissime le persone che si fermano ad acquistare allo spaccio, spaventate dal clamore e dalla presenza delle troupe televisive. Un mondo a parte dicevamo, l’unico mondo che Saman ha conosciuto nei suoi presunti ultimi 15 giorni di vita, durante i quali il padre l’avrebbe in pratica tenuta sotto sequestro in casa. Fino alla lite finale.
Il 29 aprile Saman mette i suoi vestiti in uno zaino chiaro, lo zaino con cui lo zio Hasnain tornerà dalla campagna. “Mio papà, piangendo, ha chiamato telefonicamente a mio zio e ha detto lui: Saman è andata via di nuovo – ha riferito il fratello della ragazza – Mio zio ha risposto: adesso arrivo”.
Al ragazzino era stato imposto il silenzio: non solo dallo zio, ma anche da una donna con cui il 16enne scambia messaggi il giorno dopo il presunto delitto. Ha un’utenza inglese, è a tuttora sconosciuta, non risulta indagata, e dice al minorenne “mamma stava male e il papà l’ha portata in Pakistan, ok? Non devi dire nient’altro. Anche nella tua testa dev’essere così, che è andata via com’era andata via prima”.
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