NOVELLARA (Reggio Emilia) – Ci saranno tutti. Ovviamente tutti coloro che si trovano nelle carceri emiliane. A cominciare dallo zio Danish Hasnain, che ha espressamente chiesto di presenziare, per continuare con i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz. Per ora quindi nessuno degli imputati ha rinunciato a essere presente nell’aula di Corte d’Assise di Reggio venerdì 10 febbraio, quando avrà inizio il processo per il sequestro e l’omicidio della 18enne novellarese Saman Abbas. Presiede Cristina Beretti, a latere la collega Michela Caputo. Con loro i giudici popolari. Se sulla carta potrebbe esserci uno scontro a distanza zio-padre, col primo – che però ha fatto ritrovare il corpo della ragazza e sostiene di non averla uccisa – considerato l’esecutore materiale del delitto e il secondo ritenuto il mandante dell’uccisione della figlia ribelle e che a sua volta dice di non sapere che fine abbia fatto Saman, in aula però gli occhi saranno puntati sul possibile scontro zio-nipote. Il fratello minore di Saman, che il 25 febbraio diventerà maggiorenne, è parte civile ma anche teste chiave del sostituto procuratore Laura Galli: nel corso di un incidente probatorio ha riferito come lo stesso zio la sera del 30 aprile 2021 gli abbia detto di aver ucciso la sorella che non voleva piegarsi ad un matrimonio forzato.
L’avvocato Liborio Cataliotti, legale dello zio della ragazza, ha già inserito nella lista dei suoi testimoni proprio il 17enne. Lui come gli altri avvocati difensori, Luigi Scarcella e Mariagrazia Petrelli, si serviranno dei traduttori che in tutti questi mesi li hanno assistiti con i loro clienti. Simone Servillo rimane il legale d’ufficio dei genitori della ragazza. Mentre per la madre, latitante, si parla di processo in contumacia, non è escluso che la posizione del padre possa essere stralciata e diventare un procedimento a parte: Shabbar Abbas infatti potrebbe essere ritenuto “impossibilitato” a esserci, non consapevolmente intenzionato a non esserci. Ed è slittata di un’altra settimana la discussione sulla sua estradizione. A Islamabad il difensore del 46enne ha posto eccezioni sull’utilizzabilità degli atti, ma a fronte della richiesta del giudice di specificare il motivo di queste eccezioni il legale non ha fornito argomentazioni. Il pubblico ministero dal canto suo ha prodotto la documentazione originale emessa dagli uffici pakistani coinvolti nella procedura estradizionale. Rimane in sospeso la decisione sull’istanza, avanzata sempre dal difensore di Shabbar, di rilascio dell’uomo su cauzione. Oltre al fidazato di Saman, anche la Confederazione islamica italiana ha chiesto di essere aggiunta all’elenco delle parti civili.
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