CASTELNOVO SOTTO (Reggio Emilia) – “Mi auguro che la procura voglia maggiormente indagare sulla posizione del figlio di Sestito Dante, ovvero Sestito Antonio, colui che ha organizzato l’incontro, era presente all’incontro e non ha fatto nulla per fermare il padre“.
Gli atti del processo che si è chiuso in primo grado con la condanna a 26 anni di Dante Sestito, autore dell’esecuzione costata la vita a Salvatore Silipo, devono essere trasmessi alla Procura. Lo chiede l’avvocato Mattia Fontanesi, che assiste, in qualità di parti civili, il fratello, la sorella e la madre della vittima. Una responsabilità del figlio del 72enne nel delitto consumatosi all’interno della Dante Gomme è indicata anche dall’accusa. “Tutti i testimoni parlano al plurale nel fare riferimento a ciò che pensavano i Silipo”, ha sottolineato nella requisitoria il Pm Piera Cristina Giannusa evidenziando il ruolo intimidatorio svolto da Antonio Sestito. E’ lui a convocare i fratelli Silipo e il loro cugino Pierfrancesco Mendicino all’incontro chiarificatore che si rivela poi fatale. “Antonio Sestito, approfittando dei rapporti di parentela con Mendicino, che è il cognato, richiama i ragazzi affinché si presentino lì”.
Dopo le motivazioni potrebbe prendere il via una coda processuale che per Antonio Sestito si aggiungerebbe al processo “Billions” nel quale figura come un componente stabile dell’organizzazione dedita alle false fatturazioni.
Oltre che per la condanna inflitta al padre, ritenuta corretta e proporzionata, gli avvocati delle parti civili hanno espresso soddisfazione anche per i risarcimenti stabiliti dalla sentenza. “Le provvisionali sono 250mila euro per la compagna, 500mila in tutto per i due figli che ora hanno 2 e 4 anni”, spiega Barbara Bettelli, avvocato di Pia Giuseppina Cortese.
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