REGGIO EMILIA – Prima udienza questa mattina per l’omicidio di Juana Cecilia, la 34enne trovata morta nel novembre scorso in via Patti. Per il delitto è imputato l’ex Mirko Genco, reo confesso, che oggi era in aula.
E’ accusato di omicidio volontario pluriaggravato, un reato per cui è previsto anche l’ergastolo, il 26enne di Parma che nella notte del 20 novembre 2021 ha ucciso Cecilia Hàzana Loayza, la 34enne peruviana con la quale aveva avuto un relazione. La donna fu trovata nel parco della Polveriera in via Patti.
Quella terribile sera Genco l’aveva aggredita, violentata due volte mentre era incosciente, prima aveva cercato si strozzarla poi l’aveva finita con un coltello. Cecilia qualche mese prima della sua morte, lo aveva denunciato per stalking ma lui, dopo aver patteggiato due anni con pensa sospesa dal 4 novembre, quindi pochi giorni prima dell’omicidio, era tornato libero.
L’omicidio di Cecilia Hàzana Loayza: il tribunale il dolore di chi le voleva bene. VIDEO
“Genco è stato descritto in un modo – spiega il suo difensore, l’avvocato Alessandra Bonini – ma purtroppo ci sono degli aspetti che inevitabilmente verranno fuori. Ho chiesto una perizia psichiatrica e abbiamo nominato un nostro consulente, quella che oggi ho presentato (e che il tribunale ha respinto, nda) non era una relazione psichiatrica bensì considerazioni su cui io basavo la mia richiesta di una perizia”.
Ammesse le parti civili, tra queste il Comune di Reggio e le associazioni anti violenza e soprattutto i famigliari della donna: il figlio di due anni, il padre del bambino e la madre che chiede giustizia per quella figlia che le è stata portata via in un modo così terribile e racconta nella sua lingua, ma in modo comprensibile, di un uomo pericoloso che aveva minacciato anche lei e il bambino. “Avevo detto a mia figlia di non frequentarlo – racconta la signora Dina con grande compostezza. E’ seduta in aula a pochi metri dall’omicida della sua Cecilia – Aveva minacciato anche me e mio nipote. Voleva uccidere tutti, non solo lei. Chiedo giustizia, deve restare in carcere”.
L’accusa ha anche chiesto per capire tutta la brutalità delle azioni dell’uomo, siano ascoltati in aula gli ultimi istanti di vita della donna impressi nel registratore vocale del telefono di Genco.
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