REGGIO EMILIA – Il deposito degli autobus, strapieno, nel piazzale della sede operativa di Seta in via del Chionso dimostra più di qualsiasi numero l’altissima adesione allo sciopero nazionale del trasporto pubblico per il rinnovo del contratto nazionale. Una protesta che così come è andata in scena oggi, mancava dal 2005, con solo il 30% dei servizi minimi garantiti.
Gli autoferrotranvieri non ce la fanno più: stipendi bassi, turni massacranti, aggressioni. Un settore allo sfascio e senza le risorse necessarie per andare avanti, per garantire il rinnovo del contratto nazionale e nemmeno i servizi agli utenti. Secondo le stime dei sindacati, manca 1 miliardo e 600milioni ma al momento in finanziaria ci sono solo 126mila euro aggiuntivi. Così, stamattina, lasciati gli autobus nei depositi, da tutta Italia gli operatori del settore hanno raggiunto Roma per far sentire la propria voce; tanti anche i reggiani.
“Ci aspettiamo già oggi risposte da parte del governo: i tramvieri aspettano il loro rinnovo da tempo”, le parole di Giuseppe Ranuccio della Filt Cgil Reggio Emilia. Vertenza per il rinnovo del contratto nazionale che può condizionare anche la trattativa in corso, e partita con molte difficoltà, per l’integrativo di Seta. Carmine Bovienzo, segretario regionale di Uiltrasporti: “Non si trovano più autisti, a livello nazionale. A Modena e Reggio, però, si pagano conseguenze maggiori perché nel tempo Seta non è stata capace di rendersi attrattiva e appetibile. Paradossalmente, se non esistesse una contrattazione di secondo livello già presente nelle varie aziende, un autista appena assunto andrebbe a prendere 1.080 euro”.
In ballo c’è il futuro stesso del trasporto pubblico, che come ricordano i promotori dello sciopero è un diritto costituzionale, oggi messo in discussione dai tagli alle corse per compensare il numero sempre minore di autisti a disposizione e, intanto, per chi deve, o vuole, viaggiare in autobus è sempre più difficile farlo.
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