Sono passati moltissimi anni dalla nascita della prima rete di computer (1969), in tutto questo tempo le tecnologie e la digitalizzazione hanno fatto passi da gigante. Internet si è evoluto ed ha sviluppato molteplici funzionalità.
Attualmente ci troviamo nel pieno dell’era digitale. Tutto ormai si svolge sul web che è diventato un luogo di svago, di lavoro, uno strumento politico, di comunicazione, di studio e di ricerca. Tutto è connesso. Tutto è possibile: basta avere a portata di mano un dispositivo tecnologicamente avanzato e una connessione di rete. Ma non è tutto rose e fiori.
Durante i primi lockdown della primavera scorsa, gli italiani hanno potuto sperimentare quanto sia fragile questa iperconnessione. Da un lato internet ci ha permesso di mantenere i contatti con amici e familiari, di continuare a lavorare e di seguire le lezioni scolastiche o universitarie.
Dall’altro l’inaccessibilità di questi strumenti per le classi meno abbienti e la frequente mancanza di una connessione stabile ci hanno mostrato quanto tutto questo sia ancora fortemente migliorabile.
Quest’emergenza è servita per mostrarci le debolezze che ancora esistono in questo settore. Ora è il momento perfetto per investire in un suo miglioramento.
Ci sono però anche altri eventi che richiedono attenzione:
Mentre l’Italia si occupa della propria rete, nel mondo si è accesa una forte discussione su di un’altra problematica sempre più evidente.
I grandi colossi del web, come Google, hanno sempre più potere e – nonostante la nascita di compagnie potenzialmente rivali – sono in una condizione di oligopolio.
Quello che oggi preoccupa maggiormente le nazioni è il fatto che la crescita così veloce di questo settore ha in un certo senso impedito la parallela formazione di una giurisdizione che ne regolasse l’utilizzo e i processi.
Per questo motivo, a inizio gennaio, l’opinione pubblica si è trovata a discutere sul tema della libertà di parola e della responsabilità che queste società hanno sui contenuti che vengono pubblicati dagli utenti al loro interno.
L’episodio scatenante è stata la sospensione permanente degli account di Donald Trump dalle maggiori piattaforme di social media – Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, per citarne alcune – ed è culminata con l’esclusione di Parler dagli store online.
È quindi diventato evidente il bisogno di disciplinare l’utilizzo di queste piattaforme in modo da tutelare gli utenti.
L’Unione Europea ha annunciato che prossimamente saranno discusse delle leggi che prevedano delle precise norme per monitorarne i contenuti in modo tale che anche ciò se si trova sul web segua gli stessi principi vigenti nella vita reale.
Tuttavia quello dei social network non è l’unico settore su cui si sono concentrate l’attenzione e la preoccupazione delle autorità di regolamentazione.
L’industria delle criptovalute è in costante aumento, ma non ha una legislazione specifica.
Alcune nazioni hanno già introdotto dettagliati regolamenti nel tentativo di abbassare le disparità presenti tra il mercato reale e quello virtuale, che al momento è molto più libero.
Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che una regolamentazione a livello globale della crittografia è necessaria per tutelare i consumatori e la stabilità finanziaria.
Il fatto che per il momento questo mercato sia così libero, può costituire un vantaggio per l’utente che intende utilizzarlo per incrementare i propri risparmi.
Inizialmente nate come moneta digitale in alternativa a quella corrente, le criptovalute sono oggi oggetto di speculazioni finanziarie.
È infatti possibile per qualsiasi utente partecipare alla compravendita di criptovalute attraverso il trading online. Nel mercato spesso si creano bolle speculative durante le quali il valore di queste monete aumenta notevolmente.
Tuttavia va tenuto presente che esistono anche dei rischi ed è sempre quindi buona norma consultare una guida per imparare a muoversi con la giusta attenzione in questo mercato.
Informazione a cura di Kaiti expansion
Bce criptovalute Christine Lagarde