REGGIO EMILIA – In dieci anni i ricavi delle 15mila società di capitali iscritte alla Camera di Commercio di Reggio sono aumentati del 40 per cento. Nello stesso arco di tempo è cresciuto del 58 per cento il valore aggiunto, cioè la differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti per acquistare beni e servizi necessari per l’attività produttiva. L’analisi dell’Ufficio studi della Cgil sul mercato del lavoro e sui bilanci delle imprese conferma elementi già noti e ne aggiunge di nuovi.
L’elemento di fondo non cambia rispetto agli ultimi anni: una quota sempre maggiore della ricchezza prodotta dalle aziende finisce agli azionisti, mentre la fetta che va ai lavoratori sotto forma di retribuzione si assottiglia sempre di più. La quota di valore aggiunto che si trasforma in salari è scesa in dieci anni dal 48 al 43,3 per cento, mentre gli utili sono schizzati dal 9,1 al 22 per cento del totale. Non a caso, tra il 2015 e il 2024, i profitti delle aziende reggiane sono aumentati del 282 per cento.
Un elemento in parte nuovo esplorato dall’indagine della Cgil è quello della concentrazione del potere economico: le prime 50 aziende della nostra provincia rappresentanto insieme il 43 per cento del fatturato e il 52 per cento del valore aggiunto. Uno dei casi più estremi di concentrazione economica, secondo la Cgil, è costituito dal tessile-abbigliamento: dal 2015 ad oggi quattro aziende del gruppo Max Mara hanno realizzato il 97 per cento di tutti gli utili del settore, con oltre un miliardo e 400 milioni di euro di profitti.
Il gruppo Max Mara spicca anche quanto a distribuzione del valore aggiunto. Se in generale la quota degli utili continua a crescere ma è pur sempre la metà di quella dei salari, in Max Mara il rapporto si inverte: il 34,1 per cento del valore aggiunto va ai lavoratori, il 53,7 si trasforma in profitti. L’ultimo bilancio di Max Mara, in questo senso, è eloquente. Le vendite hanno sfiorato quota 1,1 miliardi. Per pagare stipendi e oneri sociali dei 950 dipendenti, la società ha speso meno di 59 milioni. L’utile netto è stato di 185 milioni.
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