REGGIO EMILIA – Maggio 2018, piazza Tricolore in città. Un avvocato transita col rosso. Gli arriva la multa firmata dalla polizia locale di Reggio con tanto di foto. Il legale non protesta. Ha sbagliato e paga immediatamente per evitare ulteriori sanzioni. La cifra è di 125 euro e 10 centesimi. Nel fare il bonifico, sbaglia e paga 125 euro,00. Neppure se ne accorge fino a pochi giorni fa quando gli viene recapitata una raccomandata che gli intima di pagare 387 euro.
Perché mai – si chiede l’avvocato – quale infrazione avrò mai commesso? Legge il testo e scopre che si riferisce a quel transito con semaforo rosso del 2018. “Eppure la pagai quella multa!”, pensa tra sé e sé e ritrova tra le carte l’avvenuto bonifico. Scrive una mail alla polizia locale e poi una pec ed è allora che scopre che i 387 euro sono ciò che deve perché 5 anni prima ha dimenticato di pagare 10 centesimi.
La legge è chiara: se non si paga l’intera cifra è come se non si fosse pagato nulla e così prima della prescrizione che sarebbe avvenuta nel maggio di quest’anno, ecco che il calcolo dell’importo con le relative more porta la multa a 3.800 volte il valore del mancato reale versamento.
Il comandante della polizia locale, Stefano Poma, è dispiaciuto ma la polizia in questi casi può fare ben poco. Il cervellone che sorveglia i meccanismi di pagamento sfugge ai voleri umani, la Corte dei Conti è inflessibile e sembra che a ingiustizie come queste non vi sia rimedio.
L’avvocato ha così mosso causa nei confronti della polizia locale e l’11 maggio si presenterà davanti al giudice di pace. Per 10 centesimi, il Comune, se ritenuto colpevole, rischia di pagare molto di più. Potenza dell’informatica, della burocrazia e del legalismo. Fosse accaduto ad un cittadino non laureato in giurisprudenza, avrebbe dovuto rivolgersi ad un legale che gli avrebbe chiesto una parcella forse superiore a 387 euro e così avrebbe probabilmente chinato il capo e pagato la multa. Una domanda però sovviene: se l’avvocato per errore avesse digitato 125,20 centesimi, oggi potrebbe chiedere all’ente pubblico 387 euro? La legge dice di no. E allora perché una tale disparità tra cittadino ed ente pubblico ?
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