REGGIO EMILIA – Un anno fa scattava l’inchiesta per istigazione a delinquere nei confronti dei quattro componenti della band musicale “P38 La gang” dopo il concerto al Circolo Tunnel di Reggio. Nell’occasione era stata esposta una bandiera delle Brigate Rosse. Nella vicenda risulta coinvolto anche l’ex presidente dello stesso circolo. A che punto é il percorso giudiziario?
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La Procura di Torino chiede da mesi che i quattro componenti della band “P38 La gang”, residenti tra Bologna, Bergamo e Nuoro, indagati per istigazione a delinquere, siano posti agli arresti domiciliari e che sia loro impedito di comunicare all’esterno del loro nucleo familiare con mezzi di qualsiasi tipo. Lo ha fatto prima con una istanza al Gip (che è stata respinta), poi al tribunale del Riesame (anche in questo caso rigettata) e ora con un nuovo ricorso in Cassazione.
L’indagine era nata proprio un anno fa, dopo che a Reggio Emilia, il 1° maggio 2022 il gruppo musicale trap, durante l’esibizione sul palco del Circolo Tunnel, aveva esposto una bandiera con la stella a cinque punte, proponendo i propri brani inneggianti alla lotta armata.
Secondo la Procura di Torino quelli veicolati dai P38 sono Wmessaggi che vanno al di là del tipico contenuto della musica trapW e sarebbero idonei a “spronare all’imitazione di quanto esaltato nei testi”.
Ma i giudici del Riesame hanno sottolineato, nell’ordinanza datata 6 marzo, che sanzionare queste condotte “simboliche e provocatorie di protesta radicale” possa portare “a concrete conseguenze pericolose proprio per l’ordine pubblico che si vorrebbe tutelare”, insomma a peggiorare la situazione portando a una radicalizzazione.
Nella vicenda risulta indagato anche l’ex presidente del Circolo Tunnel Marco Vicini, come organizzatore dell’evento. “Il mio assistito finora non é stato ascoltato dai giudici, siamo in fase di indagini preliminari, non ci sono aggiornamenti per quanto lo riguarda”, fa sapere a Tg Reggio il suo legale, l’avvocato Federico Bertani.
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