REGGIO EMILIA – Il crac della Cooperativa Muratori di Reggiolo, all’inizio del 2012, e il naufragio del piano di Parco Ottavi furono gli esiti più clamorosi della crisi del settore delle costruzioni e del mercato immobiliare. Ma già a partire dal 2008 la curva degli oneri di urbanizzazione aveva cominciato a flettere vistosamente per poi cadere in picchiata. Moltissimi cantieri si fermarono.
Numerosi imprenditori di origine calabrese si coagularono attorno a una neonata associazione, denominata Aier e guidata da Antonio Rizzo. Avevano centinaia di appartamenti invenduti e un’esposizione verso le banche di oltre 700 milioni di euro. Pretendevano che il Comune di Reggio comprasse le loro case e le assegnasse come alloggi popolari. “Si parla di di 6-7mila alloggi in tutta la provincia. Se dura un altro anno, non si arriva a fine anno. Se non troviamo una soluzione tutti insieme, siamo tutti al cimitero”, disse Rizzo a Tg Reggio.
Il Comune respinse le pressioni dell’Aier. Le compravendite residenziali in città passarono dalle 3.400 del 2006 a poco più di mille. La finanziaria a cui facevano capo le società di Rizzo fallì nel 2011, lasciando debiti per decine e decine di milioni di euro. Il vicepresidente dell’associazione, Antonio Gualtieri, fu arrestato nel 2015 e condannato per associazione mafiosa: era uno stretto collaboratore del boss Nicolino Grande Aracri.
Sul piano delle scelte politiche e della programmazione, il Psc, il Piano strutturale comunale del 2009, aveva infine segnato una chiara inversione di rotta. Rispetto al Prg del 2001 non prevedeva nessuna nuova area edificabile a destinazione residenziale, solo ampliamenti delle zone industriali di Mancasale e Prato-Gavassa.
Ma la grande crisi dell’edilizia, provocata da un eccesso di offerta che il mercato non riusciva a smaltire, aveva anche un’altra faccia, una faccia imprevedibile. Ne parleremo nella prossima puntata. (4/continua)
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