REGGIO EMILIA – L’entrata in funzione del Forsu, nel 2023, avrà un impatto sulla Tari? E, se sì, in quale direzione? Ancora non è possibile avere una risposta a questa domanda che però i comuni si stanno ponendo. Tre anni fa, quando l’impianto di trasformazione dell’organico in biometano era ancora sulla carta, Iren aveva presentato il progetto come molto conveniente: il trattamento a Gavassa dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, finora trasportati fuori provincia, avrebbe portato a un risparmio di 8 milioni di euro sui 21 spesi ogni anno.
Lo scenario, tuttavia, potrebbe cambiare. L’Arera, l’autorità che fissa i prezzi dell’energia, ha chiesto agli enti gestori dei servizi di riconoscere un aumento dei costi per il trattamento dell’organico. Atersir, l’agenzia regionale di regolamentazione, ha proposto di prendere in considerazione anche i ricavi, derivanti ad esempio dalla vendita del metano. Nessuna decisione è stata presa. La previsione, al momento, è che la tariffa dei rifiuti resti stabile: “Questo impianto è un pezzo importante, ma non iper significativo, del sistema della gestione dei rifiuti nella nostra provincia – ha detto Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente – Anche questo impianto avrà una sua tariffa di conferimento, che andrà ad alimentare i costi della Tari e su questo abbiamo la certezza che, comunque, andrà a stabilizzare i costi di conferimento di questo materiale”.
Intanto, proseguono le operazioni preliminari all’entrata in funzione a pieno regime dell’impianto. Dai primi rifiuti conferiti viene prodotto il gas, poi subito bruciato: “Siamo alla fase del collaudo tecnico, per cui abbiamo iniziato alcuni conferimenti non particolarmente significativi di frazione organica per consentire la messa a regime di tutte le macchine. La previsione è che il cantiere sia operativo, con la possibilità di conferire il biometano in rete, a fine anno” ha aggiunto Bertolini.
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