REGGIO EMILIA – Per l’Ausl nostrana il 2020 è stato un anno difficile, anche sotto il profilo economico. L’arrivo di 57 milioni di contributi straordinari – rispetto ai 19 preventivati – ha permesso di chiudere il bilancio con un piccolo utile di 5mila euro.
Non bisogna dimenticare, però, che l’aumento dei costi per il personale e per l’acquisto di beni e servizi è solo uno dei riflessi dell’emergenza Coronavirus. L’altra faccia della medaglia è stata il drastico calo dell’attività extra-Covid, che ha impattato sui conti producendo un forte calo dei ricavi.
Nei primi mesi dell’anno scorso sono state sospese tutte le attività ordinarie, ospedaliere e ambulatoriali, che sono poi riprese con gradualità. I numeri sono impressionanti: rispetto al 2019, il presidio ospedaliero ha contato un calo di 45mila giornate di degenza, 66mila accessi al pronto soccorso, addirittura 738mila esami di laboratorio. Anche i parti sono stati 539 in meno rispetto all’anno precedente. Analogo l’andamento dell’attività chirurgica. Nonostante due convenzioni ad hoc stipulate con Salus Hospital e Villa Verde, gli interventi chirurgici sono stati 6.800 in meno, con una flessione del 35%.
Il conto finale è stato salato: quasi 18 milioni in meno di ricavi per prestazioni sanitarie. Anche le entrate da ticket sono diminuite di oltre il 30%, con una perdita secca di oltre 5 milioni. In questo scenario, l’Ausl reggiana è riuscita a mantenere un buon livello degli investimenti. Ma il ciclone Covid non è stato indolore: i crediti vantati verso le aziende sanitarie della regione sono schizzati alle stelle a ammontano ora a 67 milioni.
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