REGGIO EMILIA – Ci sono Fatima, Yasmine, Zoya e Khadija: non sono i loro veri nomi, ma quelli che hanno scelto per raccontarsi senza lasciare tracce.
Perchè farlo sarebbe troppo pericoloso: sono andate contro al volere della famiglia d’origine, scappando e sottraendosi ad un matrimonio forzato. Poi c’è X: lei non ha nemmeno scelto un nome di fantasia. Dopo essere fuggita ha deciso di tornare, perché “voglio rompere le tradizioni alla luce del sole”, scrive. Poi c’è Saman, Saman Abbas: lei non può parlare, nemmeno sotto copertura, perché è morta, forse proprio per quel “no”. Ma anche e soprattutto a lei, e alle altre, perché sappiano che le alternative ci sono, fa riferimento “Libere”, il libro della giornalista Martina Castigliani, nativa di Guastalla e oggi a Milano dove lavora a Il Fatto Quotidiano.
Dopo le tappe di Imola, Bologna e Roma, il libro è stato presentato a Reggio, ai Chiostri di San Pietro, assieme agli altri protagonisti, con i loro racconti di attivismo, del volume: la consigliera comunale Marwa Mahmoud, il regista pakistano Wajahat Abbas Kazmi e Tiziana Dal Pra, la fondatrice di Trama di Terre, associazione interculturale cui andrà il ricavato dei diritti d’autrice del libro.
Afferma Martina Castigliani: “Il cuore di questo libro sono le storie delle cinque ragazze ma non solo: c’è un cordone di persone che si battono in prima persona sul territorio, e lo fanno da tanto tempo per cercare di cambiare le cose. Spero che tanti scelgano di acquistare questo libro facendo la sua parte”.
Ai Chiostri erano presenti una troupe della televisione tedesca DW e i professionisti di Taiga, società di produzione audiovisiva di Modena che sta lavorando ad un documentario su questi temi col sostegno della Film Commision regionale. Conclude la consigliera Marwa Mahomoud: “Questo libro è un punto di partenza per parlare in modo diretto dei matrimoni forzati, un tema che riguarda tutti noi, non solo i migranti ma chi vive su questo territorio. Bosogna cominciare ad affrontarlo con onestà e trasparenza”.
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