MODENA – Il processo Aemilia, i suoi effetti e il trasferimento del procuratore Mescolini. Anche di questo si è parlato in un incontro che si è svolto a Modena e nel quale era ospite l’ex procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti che per l’occasione ha presentato il suo libro “Il contrario della paura”, edito da Mondadori.
Nelle sue parole la conferma della valenza di quell’inchiesta e la stima per l’ex capo della procura reggiana trasferito a Firenze: “La politica c’entra e credo che la procura abbia guardato dappertutto, non solo da una parte. Ci fu una prima fase a cui seguirono altri accertamenti e approfondimenti. Aemilia è un capitolo importante della storia giudiziaria, non solo di questa regione, ma di tutto il Paese – le sue parole – Per la prima volta si è dimostrata la presenza della ‘ndrangheta anche in Emilia Romagna e la pervasività di questa organizzazione criminosa anche a livello economico e istituzionale, quindi rimane molto. Non ci si dovrebbe fermare e, anzi, si dovrebbe proseguire soprattutto con un’azione preventiva”.
Ma cosa resta oggi di quel maxi processo e delle sentenze? Un procedimento criticato da alcuni per aver guardato politicamente da una parte sola. A rispondere a queste domande Roberti, magistrato di lunga esperienza e dal 2013 al 2017 procuratore nazionale antimafia. Quanto a Mescolini, Roberti non entra nel merito del trasferimento, però non ha dubbi sulla correttezza del lavoro svolto dal collega: “Questo è un fatto che mi addolora moltissimo. Non commento il provvedimento e il contenuto, spero che venga rivisto e che Mescolini venga totalmente riabilitato perché, per quanto mi riguarda, ha fatto un lavoro eccellente”.
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