REGGIO EMILIA – L’arresto del boss Matteo Messina Denaro e l’attualità della figura del giudice Giovanni Falcone, il ruolo della magistratura e gli anni difficili in cui operò il magistrato che per primo capì l’importanza del ruolo dei pentiti. Tutto questo al centro dell’incontro con l’ex ministro socialista Claudio Martelli ospite all’hotel Posta per la presentazione del suo ultimo libro proprio sulla figura del giudice siciliano.
“Vita e persecuzione di Giovanni Falcone”, scritto dall’ex guardasigilli che ieri era tra città per iniziativa dell’associazione Crea Liberamente, presieduta dal reggiano Claudio Guidetti. Presente anche il sindaco Luca Vecchi. In platea politici, giornalisti, semplici cittadini per ascoltare la ricostruzione non solo della figura del giudice ucciso da Cosa Nostra nell’attentato di Capaci, 30 anni fa, ma i retroscena, i meccanismi talvolta contorti della magistratura o di una parte di essa che osteggiò fortemente Falcone e il suo lavoro, il difficile rapporto con la politica e ancora il rapporto dello Stato con i pentiti. Falcone fu tra i primi a capirne l’importanza ma anche la delicatezza e la fragilità di queste figure in ambito processuale.
Martelli, ora direttore dell’Avanti e scrittore, considerato il “delfino” di Bettino Craxi una lunga esperienza in parlamento italiano ed europeo, è stato vicepresidente del Consiglio e ministro della giustizia. Durante questo incarico scelse di collaborare con Giovanni Falcone e con lui inaugurò una nuova stagione dell’antimafia e varò le principali leggi che colpirono l’organizzazione mafiosa.
Martelli, che nel 1992 fu obiettivo del gruppo mafioso della provincia di Trapani di cui faceva parte Messina Denaro, commenta così l’arresto del boss di Castelvetrano.
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