REGGIO EMILIA – Una “prima volta” tra Pakistan e Italia e un lavoro “esempio di credibilità e affidabilità che il Pakistan ha compreso”. Grande soddisfazione è stata espressa oggi da chi in questi dieci mesi ha lavorato per arrivare all’estradizione del padre di Saman Abbas e che ancora lavora per trovare la madre, l’unica ancora latitante. Shabbar Abbas è atterrato ieri a mezzanotte a Ciampino e in mattinata è stato condotto in un carcere emiliano.
Non è stata una scommessa sulla fortuna, ma una scommessa sul lavoro quotidiano fatto di diplomazia e relazioni in assenza di un contesto di accordi bilaterali. Un contesto nel quale i dieci mesi trascorsi tra l’arresto e l’estradizione di Shabbar Abbas – è stato detto in conferenza stampa – sono stati un tempo brevissimo. Non è il giorno della verità su quello che è successo a Saman Abbas, ma è un giorno in qualche misura storico.
“E’ la prima volta che un cittadino pakistano viene estradato in Italia – sottolinea il procuratore capo di Reggio Calogero Paci – I tempi sono stati particolarmente celeri, e va a merito dello spirito di collaborazione che le autorità pakistane hanno dimostrato pur in assenza di un trattato bilaterale, ma anche delle autorità italiane del ministero della Giustizia, dell’Interno, degli Esteri e del Servizio di cooperazione internazionale”.
Le difficoltà superavano di molto le aspettative, ha aggiunto il procuratore, attorniato da chi ha lavorato a questo obiettivo internazionale e da chi da maggio 2021, dalla scomparsa di Saman, lavora per cercare la verità sulla sua morte. “Senz’altro un esempio di grande collaborazione che serve ad accrescere il livello di credibilità e affidabilità che in tema della giustizia il nostro Paese riscuote”.
Shabbar Abbas, che è sempre rimasto calmo e in silenzio a bordo dell’aereo, è atterrato sei minuti dopo la mezzanotte a Ciampino e dopo qualche ora nel carcere di Rebibbia è stato condotto in mattinata in un carcere emiliano diverso da quello in cui si trovano gli altri imputati, che ora sono quattro sui cinque totali. La red notice col mandato di arresto della madre di Saman, Nazia, non è mai uscita dall’elenco dell’Interpol. “L’auspicio è che si pervenga in tempi rapidi anche al suo arresto”, chiosa Paci.

Da destra il colonnello Andrea Milani, comandante provinciale dei carabinieri, il procuratore capo Calogero Gaetano Paci, il generale della Gdf Giampiero Ianni (direttore Scip e responsabile Interpol Italia), Costantino Scudieri Costantino della Polizia di Stato (esperto per l’immigrazione del Ministero dell’Interno), il maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio
Il procuratore questa mattina era affiancato dai dirigenti di polizia, dai diplomatici e dai militari che hanno lavorato e che tutt’ora stanno lavorando al caso: il generale della Guardia di finanza Gianpiero Ianni, direttore del Servizio di cooperazione internazionale e responsabile Interpol Italia; Costantino Scudieri della polizia di Stato, esperto per l’immigrazione del Ministero dell’Interno; il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Andrea Milani e il maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo di Reggio.
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