REGGIO EMILIA – Professionisti che non si trovano: autisti di bus, infermieri, oss, maestri, insegnanti, bidelli. Un elenco lungo nel reggiano, soprattutto nel pubblico impiego. La colpa? Stipendi bassi e affitti alti. Che diventano altissimi se da Reggio ci spostiamo a Bologna. Praticamente insostenibili. La casa sta diventando un problema per tante famiglie e un freno alla capacità del pubblico di rispondere ai bisogni dei cittadini. Una vera emergenza cui la Regione prova a rispondere con un piano straordinario per l’abitare d’intesa con la Bei, la banca europea degli investimenti: 200 milioni con un mutuo a tasso agevolato e altri 100 finanziati direttamente per azzerare il numero di alloggi pubblici sfitti. 3500 case in 5 anni da destinare a famiglie con redditi medio-bassi. In grado di pagare un affitto, a patto però che sia ragionevole.
Una sfida che il pubblico lancia anche al privato, indicando una possibile via da seguire per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Il mutuo di Bei sarà infatti restituito in 30 anni grazie agli introiti dei canoni, con una parte dei fondi che incassati dai comuni e girati alla Regione che sarà destinata a un fondo di garanzia per coprire eventuali morosità. Un meccanismo virtuoso che potrebbe ispirare anche il privato.
Entro l’estate la Regione raccoglierà le candidature dei comuni che hanno alloggi Erp non assegnabili perché necessitano di manutenzione e definirà le convenzioni. Entro l’inizio del 2026 uscirà il bando vero e proprio. Per rispondere all’emergenza abitativa e al caro affitti, un’occasione unica per le amministrazioni locali che sarà sostenuta anche dalla modifica della legge regionale.
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