REGGIO EMILIA – La giornata mondiale dedicata alla violenza nei confronti delle donne, che si è celebrata ieri anche a Reggio Emilia. Sono state 600 le donne accolte dal centro antiviolenza nei due anni della pandemia. Abbiamo fatto il punto della situazione del lavoro in questo particolare periodo.
La casa delle donne non ha mai chiuso durante la pandemia. Le richieste di aiuto al centro antiviolenza diminuivano nei periodi caratterizzati dalle restrizioni anti-Covid per poi esplodere quando queste si allentavano: il risultato è un dato in linea con l’andamento degli ultimi dieci anni.
“Anche in un periodo come quello pandemico abbiamo avuto una conferma, abbiamo accolto circa 600 donne nell’arco di due anni, con dati in linea rispetto al pre pandemia quanto all’età, al tipo di violenza, all’autore della violenza e alla nazionalità”, spiega Alessandra Campani, socia fondatrice dell’associazione Nondasola.
Il biennio 2020 – 2021 ha visto poi l’applicazione del Codice Rosso, la riforma del 2019 che ha comportato maggiori vincoli nell’organizzazione dei percorsi di sostegno e ascolto delle donne. Per le operatrici non è stato sempre facile spiegare la legge negli incontri a distanza. “Abbiamo visto come altri soggetti della rete, per esempio forze dell’ordine e pronto soccorso in particolare, abbiano aumentato il sostegno alle donne vittime di violenza, mettendole in collegamento con la casa delle donne”, dice l’intervistata.
Nell’85% dei casi gli autori delle violenze sono legati alla donna da una relazione presente o passata, per lo più si tratta di uomini italiani autori di soprusi fisici, psicologici ed economici. “Non è un fenomeno di emergenza. Ormai la storia, i dati, il lavoro che il centro antiviolenza e l’associazione Nondasola fanno con tutti i punti della rete continuano a dire: attenzione, c’è un fenomeno culturale e storico”.
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