REGGIO EMILIA – “A Reggio Emilia il diritto di cronaca è sempre più a rischio”. È l’allarme lanciato dai comitati di redazione di Gazzetta di Reggio, Resto del Carlino, Telereggio e Teletricolore, attraverso una lettera sottoscritta anche dall’Associazione Stampa Emilia-Romagna. Alla base della protesta dei giornalisti c’è il decreto legislativo n. 188 dell’8 novembre 2021. Varato con l’intento di rafforzare il principio della presunzione d’innocenza, questo provvedimento, sostengono di comitati di redazione, “si è andato configurando come una vera e propria ‘legge bavaglio’, che comprime fortemente il diritto di cronaca dei giornalisti e quello dei cittadini a essere informati”. L’auspicio dei giornalisti è che “le istituzioni preposte ad applicare la norma, sappiano bilanciare adeguatamente il diritto alla presunzione d’innocenza con gli altri diritti costituzionalmente garantiti, altrettanto meritori di attenzione”.
E ancora: “L’applicazione della norma varia in modo sensibile tra provincia e provincia del territorio nazionale, creando un’inaccettabile difformità. A mero titolo d’esempio, citiamo alcuni fatti: di una persona condotta in carcere, condannata in via definitiva per gravi reati, non sono state fornite le generalità. Si è giunti al paradosso di garantire la presunzione d’innocenza di una persona condannata in via definitiva. In occasione di incidenti stradali, sempre più spesso, gli operatori di polizia si rifiutano di fornire informazioni, anche di persone decedute, in ragione di presunte disposizioni emanate dalla magistratura di cui chiediamo conto.
E ancora di un grave episodio di violenza sessuale, non è stata fornita alcuna comunicazione e soltanto la perseveranza dei cronisti ha consentito di informare i cittadini di quanto fosse accaduto (nel pieno rispetto dell’anonimato della vittima e della presunzione d’innocenza dell’indagato)”.
Infine i giornalisti ricordano come “la provincia di Reggio Emilia, come dimostrato dal processo Aemilia, sia l’epicentro di una ‘locale’ di ‘ndrangheta. Il bavaglio che sta calando sulla cronaca è un campanello d’allarme, palesa il rischio che temi come quello della mafia, tornino ad essere avvolti dal silenzio, avvantaggiando gli interessi delle consorterie criminali. A tal proposito, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, magistrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, a proposito della legge bavaglio ha parlato chiaramente di ‘involuzione democratica”.