REGGIO EMILIA – L’industria reggiana arriva a fine anno in un clima di difficoltà e di incertezza. Non è un momento passeggero, perché il primo brusco segnale di frenata risale al terzo trimestre del 2023. Da allora ad oggi, la nostra industria manifatturiera ha inanellato otto trimestri consecutivi di calo della produzione industriale, del fatturato estero e soprattutto di quello interno. Una flessione così prolungata si è fatta sentire anche sull’occupazione, in calo dell’ultimo trimestre del 2023.
Un indicatore chiaro dell’affanno di molte aziende è la cassa integrazione. Nei primi nove mesi dell’anno l’Inps ha autorizzato 8,7 milioni di ore di cassa ordinaria, straordinaria e in deroga. L’incremento rispetto allo stesso periodo del 2024 è del 26 per cento. E già l’anno scorso era stato un anno di sensibile crescita del ricorso alla cassa integrazione. Colpisce il fatto che le ore di cassa autorizzate a Reggio siano vicine a quelle di economie provinciali più grandi, come quelle di Bologna e Modena, e sei volte superiori a quelle di Parma. Dal punto di vista settoriale, l’incremento maggiore si registra nell’industria meccanica.
I dati più recenti tuttavia lasciano sperare, se non in un’inversione di tendenza, quantomeno in un’attenuazione del rallentamento. L’ultima indagine congiunturale di Confindustria, relativa al trimestre luglio-settembre, segnala per la prima volta da due anni un piccolo incremento della produzione, anche se fatturato e occupazione hanno ancora il segno meno. Un altro dato incoraggiante è quello dell’export. L’anno scorso le esportazioni della nostra provincia erano diminuite del 6,5 per cento. Nella prima metà di quest’anno il calo era continuato ma si era fatto via via meno marcato. Nel terzo trimestre c’è stato un recupero e ora i dati dei primi nove mesi del 2025 sono in linea con quelli del 2024, a quota 9,8 miliardi di euro.
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