REGGIO EMILIA – All’alba di ottant’anni fa risuonarono gli spari che uccisero Aldo, Agostino, Antenore, Gelindo, Ovidio, Ferdinando ed Ettore Cervi. Giustiziato assieme a loro per mano fascista, come azione di rappresaglia, fu anche Quarto Camurri. Nel luogo in cui caddero, con un omaggio alla lapide posta nel punto della fucilazione, è stato ricordato il contributo fornito dagli otto combattenti che si opposero al regime. L’eccidio si consumò al poligono di tiro di via Paterlini, il 28 dicembre del 1943, quando il movimento di Resistenza era agli albori.
L’importanza della memoria di quell’episodio è così tornata centrale nelle iniziative organizzate dall’Istituto Cervi insieme al Comune, alla Provincia e alle associazioni partigiane. “Una data che è parte integrante del nostro calendario civile”, ha detto il sindaco di Reggio Luca Vecchi alla cerimonia che in Sala del Tricolore ha preceduto quella organizzata presso il poligono di tiro.
La visione di futuro che caratterizzava la famiglia Cervi è stata sottolineata anche dal presidente della provincia Giorgio Zanni. ‘La cultura – ha detto – era per loro uno strumento per combattere le disuguaglianze e promuovere democrazia.
“Uguaglianza e solidarietà, questi i valori che un’intera comunità ha ereditato dalla lotta partigiana”, sono state le parole del presidente della Regione Stefano Bonaccini.
“Dal sacrificio dei Cervi e di Quarto Camurri è nata la democrazia”. VIDEO
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