REGGIO EMILIA – Dodici minuti. Nell’arco di dodici minuti, secondo gli inquirenti, Saman Abbas venne accompagnata verso i suoi presunti assassini ed eliminata. Assassini che la procura ritiene siano stati lo zio, considerato esecutore materiale, e i due cugini della ragazza, che lo avrebbero aiutato a sopprimere il corpo della parente. Ma nelle presunte ultime immagini in vita della 18enne, anche il padre e la madre hanno un ruolo fondamentale. Eccoli quegli istanti, mostrati da Quarto Grado. I fotogrammi sono quelli della telecamera posta in alto a destra dell’edificio dell’azienda agricola, la stessa che due giorni prima, il 29 aprile, aveva immortalato lo zio e i cugini avviarsi verso la campagna con un pala in mano.
L’obiettivo punta sul viottolo posto di fronte alla porta di casa della famiglia Abbas e che corre parallelo alla provinciale. 9 minuti dopo la mezzanotte del primo maggio 2021, Shabbar e Naazia escono a piedi assieme alla figlia Saman: è vestita all’occidentale, sulle spalle lo zaino chiaro di cui parlano le carte dell’inchiesta. Passa meno di un minuto e la madre fa cenno al marito di fermarsi, forse gli consegna anche qualcosa; le due donne proseguono da sole lungo il sentierino; l’uomo rimane lì, col cellulare in mano, ancora un minuto, poi la moglie ricompare, sola. La coppia rientra in casa a mezzanotte e 11, e 4 minuti dopo Shabbar esce nuovamente e nuovamente si incammina sullo stesso sentiero. Riappare a mezzanotte e 22 minuti, torna verso la porta di casa, ha con sè lo zaino della figlia. E’ da allora che di Saman non si hanno più notizie.
La procura non ha mai avuto dubbi: la 18enne è stata uccisa dai suoi famigliari, che, tutti assieme, avrebbero premeditato il piano per eliminare quella ragazza che non voleva sottostare alle regole, che non voleva piegarsi all’idea di un matrimonio combinato. Il sostituto procuratore Laura Galli vuole un processo: ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio. “Ci stiamo organizzando, come Comune e come Unione Bassa Reggiana, per costituirci parte civile”, dice il sindaco di Novellara Elena Carletti.
L’elemento fondamentale ad ora nelle mani dell’accusa è la testimonianza del fratello minore di Saman, che nei minuti che vi abbiamo appena mostrato sarebbe sempre rimasto in casa. Mentre i genitori della ragazza sono ancora latitanti in Pakistan, zio e cugini si trovano in Italia e recentemente è stato deciso di separarli: Danish Hasnain è rimasto in carcere a Reggio, Ikram Ijaz si trova in carcere a Piacenza, Nomanulhaq Nomanulhaq è stato trasferito a Modena.
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