MOLINELLA (Bologna) – Pezzi di paesi, pezzi di argine, pezzi di un ponte che non c’è più. Molinella è come un puzzle andato in frantumi. Le due frazioni di San Martino in Argine e Selva Malvezzi non sono più collegate tra loro, il comune non comunica più direttamente con Bologna.
Le distanze che prima si coprivano in 5-6 minuti, adesso richiedono quasi un’ora d’auto e si pensa a come poter rincastrare quei pezzi. L’immagine più eloquente è questa: il Ponte della Motta si è come squagliato, non sotto il sole ma sotto la forza dell’Idice in piena. Erano da poco passate le 7 del 17 maggio scorso quando il manufatto è crollato. Il comandante della polizia locale, Giuliano Corso, era transitato su quel ponte da una mezz’ora scarsa. Ora, passa in rassegna quel che resta del territorio affiancato da una pattuglia di Reggio Emilia. Sono circa 30 gli agenti della polizia locale della nostra provincia che da una settimana giornalmente prestano servizio tra Molinella e la zona di Ravenna, Lugo e Faenza. “Facciamo servizio sul territorio e alle persone, controlliamo la sicurezza delle case”, ha spiegato Piero Catellani, ispettore capo della polizia locale reggiana. “Non potremmo fare questo presidio costante senza l’aiuto dei colleghi di Reggio, ringrazio Stefano Poma per questo”, le parole di Corso.
Molinella – 15mila anime su un territorio di 120 chilometri quadrati – ha un triste primato: è il comune con più sfollati. Ben 2.500 tra i 23mila totali delle zone alluvionate. Ovvero, i residenti delle due frazioni tagliate a metà dall’ex ponte e che istituzioni e soccorsi hanno iniziato a evacuare il 16 alla sera tardi, mentre l’Idice saliva inesorabilmente e si cercava di capire dove avrebbe potuto rompere l’argine. Alla fine, l’ha rotto in direzione Selva Malvezzi.
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