REGGIO EMILIA – Abbiamo trascorso buona parte degli ultimi due anni a parlare degli effetti collaterali della didattica a distanza, dello spaesamento che ha portato molti ragazzi a chiudersi in se stessi, del calo dell’apprendimento, della perdita di socialità, dell’allargamento della distanza fra i figli di famiglie benestanti e chi cresce in contesti con minori possibilità economiche, chi non ha il wifi in casa e neppure il computer. Per questo stupisce in questi giorni leggere che oltre 2mila dirigenti scolastici, tra i quali una decina di presidi reggiani, hanno chiesto al Governo di non riaprire le scuole dopo le festività natalizie e di tenere gli alunni in didattica a distanza. Colpisce la posizione analoga di un sindacato come la Cgil e soprattutto amareggiano le voci di tanti studenti intervistati, che si dicono preoccupati di rientrare a scuola e parlano di mancanza di sicurezza.
E’ vero: non è stato fatto tutto ciò che si sarebbe dovuto, soprattutto per potenziare il trasporto pubblico e ridurre il numero medio di studenti per classe. Ma da qui a dire che la scuola è un posto insicuro ce ne passa. Diciamola tutta: le mattine dei nostri ragazzi, a scuola, con la mascherina e sotto l’occhio dei docenti, sono molto più sicure dei loro pomeriggi e delle loro serate. E poi guardiamoci intorno: sono aperte le aziende e gli uffici, i centri commerciali e gli stadi, i bar e i ristoranti, i negozi e le palestre. Perché mai dovrebbero chiudere le scuole?
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