REGGIO EMILIA – Welfare criminale. Così si presenta la criminalità organizzata in Emilia Romagna al tempo del Covid secondo la relazione della Dia sul periodo gennaio-giugno 2020.
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“C’è una forte possibilità che la disponibilità di risorse possa portare ad inserirsi nei circuiti relativi all’emergenza covid”. Aniello Mautone, dirigente della sezione operativa della Dia Bologna non usa messi termini.
L’ipotesi era stata ventilata da tanti, ora è stata messa nero su bianco dagli inquirenti che conoscono alla perfezione le dinamiche della criminalità organizzata. La direzione investigativa antimafia ha compilato il report sul primo semestre del 2020, e la novità negativa è stata, anche nell’ambito del movimento dei gruppi malavitosi, l’impatto della pandemia. Le mafie si sono già proposte in alcune zone come una sorta di welfare: un welfare criminale che si offre come sostegno sociale all’economia in difficoltà, con tempi più rapidi e risorse più certe e veloci rispetto al canale istituzionale. Per questo la Dia invita fortemente a captare ogni segnale.
“Si conferma, per l’Emilia Romagna, la presenza della criminalità organizzata, in particolare ‘ndrangheta al Nord, a Reggio, Parma, Modena”.
La pandemia è una “grande opportunità per le mafie – si legge nella relazione – e lo snellimento delle procedure d’affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà seri rischi di infiltrazione mafiosa dell’economia legale, specie nel settore sanitario”. E ancora: “E’ ‘oltremodo probabile’ che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy”.
Analizzando i dati della criminalità, a fronte della diminuzione di reati come contraffazione, furti e ricettazioni a causa delle restrizioni sulla mobilità, sono invece aumentati spaccio di stupefacenti e contrabbando.
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