REGGIO EMILIA – Le leggi razziali del 1938 furono applicate a Reggio senza incontrare la minima resistenza e senza dar vita a forme seppur timide di solidarietà. Colpivano una comunità ebraica che, ancora nel 1861, all’Unità d’Italia, era costituita da oltre 600 persone, ma che nei 50 anni successivi era stata svuotata dall’emigrazione verso Milano, Torino e Genova. Sul finire del 1938 a Reggio ci furono licenziamenti di Ebrei nelle scuole, alle Poste, all’Inail, alla società dei telefoni Timo e alle Reggiane. Particolarmente dolorosa fu l’espulsione degli alunni di famiglia ebraica dalle scuole.
“Ci sono tanti racconti di ragazzi che soffrono molto per questo. Dall’oggi al domani non fai più parte di questa classe, non vedi più i tuoi compagni”, la parole del direttore di Istoreco Matthias Durchfeld.
L’unico sussulto di coscienza si ebbe all’Istituto Magistrale di Reggio, in occasione dell’allontanamento dall’insegnamento del preside Ferruccio Pardo, accompagnato e confortato dai colleghi. “Ma per il resto non mi risulta che ci siano state manifestazioni di solidarietà verso le persone colpite 17”.
A Novellara Carlo Segrè, anziano proprietario terriero sposato con una donna non ebrea, insultato a teatro, isolato da tutti, si tolse la vita per la mortificazione e per proteggere la moglie e i figli. A Roma le leggi razziali erano state approvate all’unanimità dal Parlamento.
“Sappiamo che anche i reggiani presenti, per esempio Celio Rabotti, che poi diventerà sindaco di Reggio, hanno votato le leggi razziali e hanno avuto la loro responsabilità”.
L’atto finale arrivò nel novembre 1943, con le prime circolari che davano disposizione di arrestare gli ebrei e sequestrare i loro beni. Dieci persone – 9 a Reggio e una a Correggio – furono condotte nelle carceri di San Tommaso, poi in una villa Cavazzoli. Nel febbraio del ’44 furono trasferiti al campo di Fossoli e da lì ad Auschwitz. Nessuno tornò. Anche a Reggio si manifestò la banalità del male. I rastrellamenti non furono materialmente opera dei nazisti e dei fascisti: a prendere gli Ebrei a casa andarono in un primo momento i Carabinieri e in seguito gli agenti della Questura.
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