NOVELLARA (Reggio Emilia) – C’è un altro zio, nella vicenda che riguarda Saman Abbas, e la sua posizione è molto diversa da quella di Danish Hasnain. E’ il fratellastro del padre della ragazza, Shabbar, ed è lui – che vive e lavora sempre nella Bassa – che riceve due telefonate dal Pakistan. E’ l’8 giugno 2021. Shabbar Abbas, assieme alla moglie Nazia, è in Pakistan da oltre un mese. Per gli inquirenti, sono in fuga dopo il delitto. Ed è in quelle due conversazioni su whtasapp che Shabbar pronuncia queste parole: “Ho ucciso mia figlia – dice, intimando poi al fratellastro di non dire nulla – Per me la dignità degli altri non è più importante della mia. Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa“, intendendo secondo gli inquirenti, con quel ‘”noi”, i parenti.
Emerge da alcune delle 10mila pagine che formano gli atti dell’indagine sulla scomparsa e sul presunto omicidio di Saman Abbas, 18enne di Novellara che secondo procura e carabinieri è stata assassinata la sera del 30 aprile 2021 a Novellara. L’intercettazione è stata fatta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio.
E’ sempre il fratellastro a raccontare di aver capito che qualcosa di grave era successo: nei primi giorni di maggio non trovava più nessuno a casa e non riusciva a contattare la nipote. In quel periodo, prima i coniugi, poi lo zio e il fratello minore, e poi i cugini, partono improvvisamente da Novellara. Adesso sono alla sbarra, accusati di sequestro, omicidio premeditato, soppressione di cadavere. Madre e padre di Saman sono tuttora latitanti. L’avvocato di entrambi, Simone Servillo, non è preoccupato dal contenuto di queste intercettazioni. “Tutti gli elementi che sono stati raccolti dalla pubblica accusa sono suscettibili di interpretazione, e molto sono in chiave assolutoria. Vanno contestualizzate. Chi ha fatto uscire quegli stralci si è assunto una bella responsabilità”.
E’ lo zio Danish ad essere ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio. Il suo avvocato, Noris Bucchi, non commenta le notizie delle ultime ore. Lo accusa il nipote più giovane, il fratello minore di Saman. Dalle carte emerge anche come il fratello, la madre e il padre della giovane “monitorassero” le attività social della ragazza e le foto che pubblicava su Instagram tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, mentre si trovava in una comunità protetta a Bologna. Una in particolare, resa pubblica da Saman il 20 gennaio dell’anno scorso, avrebbe, secondo l’accusa, acceso la rabbia dei genitori: era l’immagine di un bacio tra Saman e il fidanzato con cui la ragazza voleva stare, rifiutando con forza un matrimonio combinato con un cugino di dieci anni più grande.
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