REGGIO EMILIA – Si preparavano ad agire non solo a Roma. Nelle chat di Telegram, “I guerrieri” si incitano l’un l’altra per organizzare atti violenti anche nei propri territori di appartenenza. Computer, tablet, telefoni cellulari, account social: verrà, e in parte lo è già stato, tutto analizzato da esperti informatici nominati dalla procura di Milano e da agenti della polizia postale. Quanto era ampia la rete? E chi sono gli otto indagati per istigazione a delinquere aggravata? L’inchiesta che riguarda il gruppo dei no vax che, secondo gli inquirenti, intendeva partecipare alla manifestazione “no green pass” di domani a Roma mettendo in atto una sorta di guerriglia urbana, si giocherà su tutti gli eventuali collegamenti che le forze dell’ordine troveranno sui supporti telematici di queste persone, supporti rinvenuti durante le perquisizioni domiciliari di ieri all’alba.
Il reggiano del gruppo, un 33enne non nativo della nostra provincia ma da tempo residente in città, è apparso sorpreso all’arrivo della Digos. Evidentemente gli indagati ritenevano che Telegram, il social che utilizzavano per comunicare e che garantisce l’anonimato, sfuggisse anche ai controlli della polizia. Così non è stato.
La prima intercettazione è del 25 agosto: da lì all’8 settembre, quasi quotidianamente, gli agenti hanno rilevato scambi di messaggi via chat tra queste persone, una delle quali già nota alle forze dell’ordine e vicina al movimento del separatismo veneto. Secondo quanto emerso finora, il 33enne reggiano era l’amministratore del gruppo “I guerrieri”: “Se mi fermano mi arrestano per terrorismo”, ha scritto in un’occasione.
Nella sua abitazione sono state trovate una spada katana, un manganello, due spray al peperoncino. Armi che il 33enne non aveva nemmeno nascosto, segno del fatto che mai avrebbe ipotizzato l’arrivo della polizia.
Invece le questure d’Italia coinvolte hanno avuto mandato da Milano di agire in fretta per “motivi d’urgenza”, si legge nel decreto di perquisizione. I componenti del gruppo, cinque donne e tre uomini, hanno tra i 30 e i 53 anni. Quattro di queste persone, ma non il 33enne reggiano, hanno contattato l’avvocato d’ufficio assegnato al caso, Salvatore Salvatore Dimartino del foro di Milano. A TgReggio il legale dice che “è troppo presto per rilasciare dichiarazioni, ho già preso appuntamento con chi, tra gli indagati, mi ha cercato”. Indagati che sono tenuti a comunicare alle forze dell’ordine eventuali cambi di domicilio.
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