REGGIO EMILIA – E’ passato un anno dalla conclusione delle operazioni di sgombero alle ex Officine Reggiane, luogo che era abitato da persone senza fissa dimora. Vediamo a che punto è la fase cominciata dopo questo intervento da parte del Comune.
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Il piano era stato denominato “Reggiane off”. Il trasferimento degli ultimi dodici ‘inquilini’ dell’ex area industriale, avvenuto il 10 settembre di un anno fa, ne aveva segnato il traguardo. A quel punto era cominciata una fase due, concentrata sulla collocazione di coloro che avevano trasformato le ex Officine nella loro casa. In centodieci sono stati inseriti nei percorsi di accoglienza della città, gestiti da realtà quali la Caritas e le cooperative del terzo settore già impegnate nei servizi destinati ai richiedenti asilo. L’approccio seguito è stato quello secondo il modello dell’accoglienza diffusa. In campo c’è anche l’Ausl che segue i soggetti con dipendenze oppure affetti da malattie mentali.
Se inizialmente per gli alloggi era servito rivolgersi a un hotel, il Galaxy di Massenzatico, nel giro di un mese è stata raggiunta la sistemazione di tutti gli interessati in piccoli nuclei distribuiti sul territorio. Nel frattempo, ad oggi, una ventina di persone è riuscita a trovare una certa autonomia lasciandosi così alle spalle il percorso di accompagnamento e l’aiuto ricevuto. Per quanto riguarda corsi di orientamento e formazione di tipo lavorativo ne risultano in essere diversi che coinvolgono gli ex occupanti.
Certamente raggiunto è stato l’obiettivo di evitare nuovi insediamenti abusivi nell’area. Che per mesi, fino a marzo 2022 è stata presidiata, con un ruolo chiave della Prefettura, attraverso anche l’utilizzo di guardie giurate. Per abbattere alcuni manufatti, bloccare gli accessi, sigillare ogni finestra e ripulire dai rifiuti gli spazi sia interni che esterni sono stati investiti 200mila euro. Li ha spesi la società Stu Reggiane che un domani potrà rivalersi sul proprietario degli stabili, la Fantuzzi Immobiliare, che già ha rapporti in essere con la partecipata del Comune per via dei quadranti già ceduti e riqualificati. Proprio l’apertura del cosiddetto braccio storico di viale Ramazzini, aprendo un’asse viario nell’area, è stata determinante nel rendere questa più sicura e non più idonea a fare da bivacco.
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