REGGIO EMILIA – Dopo la lettera di minacce al sindaco Vecchi scritta dal carcere da Pasquale Brescia e pubblicata dal Carlino, la Dda di Bologna decise di rileggersi tutte le carte dell’inchiesta Brick della Procura di Reggio: quelle carte in cui, secondo i Servizi di sicurezza, si trovavano le prove di contatti tra amministratori locali e criminalità organizzata.
La sequenza dei fatti è incalzante. Il 15 aprile 2016 la Dda chiede al procuratore capo Giorgio Grandinetti se le indagini della Procura di Reggio, iniziate dieci anni prima, hanno nel frattempo evidenziato rapporti tra gli indagati dell’indagine Brick e le persone arrestate o coinvolte nell’operazione Aemilia e chiede copia delle carte dell’inchiesta. La richiesta, precisa la Dda di Bologna, “riveste carattere d’urgenza anche in relazione alla prossima apertura del dibattimento” del processo Aemilia in Tribunale a Reggio.
Il giorno dopo Grandinetti risponde che l’indagine Brick è finita su un binario morto per mancanza di elementi concreti. Ma Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, sostituti procuratori della Dda, ordinano comunque al Ros dei Carabineri di Bologna di consultare gli atti dell’indagine. La richiesta ai Carabinieri è perentoria: “Redigere con estrema urgenza nota di riscontro”.
Il 20 aprile il comandante del Ros, maggiore Goffredo Rossi, è in Procura a Reggio per fare una copia degli atti. Passano due giorni e il maggiore Rossi scrive perplesso a Mescolini e a Grandinetti. Il senso è: possibile che sia tutto qui? Forse manca qualcosa. Il procuratore di Reggio promette che farà cercare, ma i giorni passano e il 9 maggio 2016 il Ros dei Carabinieri non ha ancora saputo nulla. Letta la comunicazione, Mescolini scrive a mano sull’atto: “Si prega di richiedere nuovamente autorizzazione alla consultazione degli atti alla Procura della Repubblica di Reggio”. Così il 23 maggio il maggiore Rossi torna in Procura a Reggio per consultare di nuovo i faldoni, ma gli atti che gli vengono sottoposti sono gli stessi del 20 aprile. E’ tutto lì, non c’è altro. L’epilogo è vicino. Il 7 aprile 2017, a 11 anni dall’apertura dell’indagine Brick, il sostituto procuratore Giacomo Forte chiede al Tribunale l’archiviazione del procedimento per prescrizione del reato. Dei tre indagati, nessuno era amministratore o dirigente del Comune di Reggio. Nel 2020 la stessa sorte tocca al procedimento contro ignoti aperto da Grandinetti nel 2013 sulla trasformazione urbanistica delle aree di via Tassoni e largo Blasetti: il 22 maggio il sostituto procuratore Iacopo Berardi chiede al Tribunale l’archiviazione. (8/continua)
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