REGGIO EMILIA – E’ passato dal “mia figlia è viva e sta bene, è in Belgio e presto tornerà” del giugno del 2021 al “mia figlia è viva, è stata rapita dai servizi sociali” della fine del novembre 2022, poco dopo il suo arresto in Pakistan. Poi, c’è stato il “non so niente” davanti alla corte di Islamabad nella prima delle 12 udienze che fin qui si sono susseguite.
Shabbar Abbas, il padre di Saman, al silenzio ha già alternato più dichiarazioni, molto diverse fra loro. Ora non può più dire che Saman è viva. Adesso però è Akhtar Mahmood, il suo avvocato in Pakistan – quello reggiano d’ufficio è Simone Servillo – a fornire, video collegandosi con alcune trasmissioni di testate nazionali, le dichiarazioni più diverse sulle presunte circostanze, cause e responsabilità della morte della 18enne.
“Non è Shabbar a doversi difendere, ma lo Stato italiano con le sue leggi”, ha detto a “Chi l’ha visto?”, puntando il dito contro chi, nell’autunno 2020, dopo che la stessa Saman aveva chiesto aiuto volendosi sottrarre a un matrimonio forzato, l’aveva condotta in una comunità protetta. E aggiungendo che “le autorità locali italiane non permettevano ai genitori di incontrarla e di pregare come una musulmana”. Una tesi quindi opposta a quella della procura, che ritiene che i parenti della ragazza, in testa proprio il padre, considerato il mandante dell’omicidio, abbiano deciso di ucciderla perché la 18enne aveva coperto di vergogna la famiglia mettendosi contro il loro volere.
Nelle ultime ore a “Quarto Grado” altre dichiarazioni ancora: “Per noi la ragazza è stata rapita e uccisa, ma i genitori non c’entrano – ha detto – e neanche la famiglia. Per noi i colpevoli sono o il fidanzato di Saman o qualcuno della comunità italiana”, intendendo sempre la comunità nella quale la 18enne è stata accolta e dove è rimasta fino alla metà dell’aprile 2021.
Shabbar avrebbe l’opportunità di dire la sua videocollegandosi con la Corte d’Assise di Reggio il prossimo 17 marzo: chissà se lo farà. Intanto l’avvocato Barbara Iannuccelli, la penalista che rappresentava nel processo l’associazione Penelope esclusa dalle parti civili, si è associata al collega Caludio Falleti nella rappresentanza proprio di Saqib Ayub, il fidanzato di Saman.
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